Napoli, compiuto il prodigio di San Gennaro

Si è sciolto il sangue di San Gennaro, dopo la vana oscillazione dell'ampolla nei giorni scorsi, letta come un segno di cattivo presagio per la città partenopea

Napoli, compiuto il prodigio di San Gennaro

Si è finalmente compiuto il “miracolo di maggio”, il sangue San Gennaro si è sciolto dinanzi ai pochi intimi raccolti nel duomo di Napoli, dopo la vana oscillazione delle ampolla nei giorni scorsi, letta come un segno di cattivo presagio per la città, già addolorata per la morte del calciatore argentino Diego Armando Maradona.

Tradizionalmente sono tre le date nelle quali i fedeli si riuniscono in preghiera per invocare lo scioglimento del sangue: il 19 settembre, giorno della festa del santo patrono, vescovo di Benevento, il 16 dicembre, giorno del miracolo avvenuto nel 1600 che vide l’arresto della lava causata dall’eruzione del Vesuvio, e il primo sabato di maggio, quando si snoda la processione dal duomo verso la basilica di Santa Chiara, trasportando il busto d’argento che contiene la testa del martire.

Già il 16 dicembre 2020, giono del “miracolo laico di dicembre”, il prodigio non si era ripetuto, gettando nello sconforto i partenopei in una terra martoriata dalla Camorra, e isolata nella zona rossa imposta dalla pandemia mondiale del Covid 19, portando le devote o “parenti d San Gennaro” ad invocarlo con litanie e a recitare incessantemente il Rosario.

Ma domenica pomeriggio il grumo di sangue raccolto nella teca ha iniziato lentamente a sciogliersi, evento interpretato come foriero di buoni auspici per la comunità, tremante e commossa dinanzia al busto d’oro del Santo trasferito dalla cappella del Tesoro all’altare, nonostante l’attuale divieto di poter baciare le Reliquie.

La leggenda tramanda che il sangue di san Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta ai tempi di Costantino I, quando il vescovo Severo o il vescovo Cosimo trasferì le spoglie del santo dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il tragitto avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del sangue del santo, raccolto dopo la decapitazione avvenuta a Pozzuoli per ordine di Dragonzio, governatore imperiale della Campania, il quale assistette incredulo all’atteggiamento inspiegabile di leoni e orsi inginocchiati davanti al religioso cristiano, incapaci di sbranarlo all’interno dell’anfiteatro.

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