Emerge la verità sull’omicidio di Vincenzo Amendola, il giovane 18enne assassinato che è stato trovato nelle campagne alla periferia di Napoli. Pare che il giovane si vantasse di avere una relazione con la moglie di un boss locale. Lo ha confessato Gaetano Nunziato, il 23enne amico di Vincenzo, arrestato poche ore dopo il delitto e accusato di omicidio.
Durante l’interrogatorio il giovane ha ammesso i particolari del delitto, terribili e atroci, come l’arma che si è inceppata e le lacrime di Vincenzo che lo implorava di non ucciderlo e chiedeva pietà.
Stando alle indiscrezioni degli inquirenti, la colpa di Vincenzo Amendola sarebbe stata quella di avere una relazione con la moglie di un boss attualmente in carcere e che appartiene al clan Formicola. Pare infatti che il giovane frequentasse in maniera assidua questa famiglia mafiosa. A tendergli la trappola, la sera del 4 febbraio, è stato proprio l’amico che lo ha condotto nel campo agricolo di Viale 2 Giugno, a San Giovanni a Teduccio.
Quando erano arrivati, Vincenzo si era reso conto della trappola tesa dall’amico; infatti, ad attenderlo c’era il commando che lo avrebbe ucciso poco dopo. Il povero Vincenzo, però, non è morto subito: il primo colpo non partì perché la pistola si inceppò. Vincenzo chiedeva pietà in ginocchio e piangeva, implorando i suoi aguzzini di non ucciderlo. Il secondo colpo di pistola lo ha preso allo zigomo, mentre l’ultimo proiettile della calibro 9×21 è stato esploso alla tempia.
Per essere sicuro che era morto, il figlio dell’amante lo ha anche preso a calci. Gaetano Nunziato, accusato dell’omicidio, ha raccontato tutto quanto e sta anche facendo i nomi degli altri componenti del commando, tra cui c’è anche il figlio della presunta amante di Vincenzo.
Forse Vincenzo aveva parlato troppo, si era vantato di quella relazione con quella donna pericolosa e, purtroppo, ci ha la lasciato la pelle.