Najoua Minniti e il caso di Elia Perrone: la madre si toglie la vita dopo aver fatto lo stesso col figlioletto

Najoua Minniti, madre di 35 anni, si è tolta la vita dopo aver posto fine all'esistenza del figlio di 8 anni, Elia Perrone; la vicenda mette in luce tensioni familiari, tensioni con l’ex marito e segnali di disagio emotivo.

Najoua Minniti e il caso di Elia Perrone: la madre si toglie la vita dopo aver fatto lo stesso col figlioletto

La vicenda che ha scosso Calimera e l’intera Italia riguarda Najoua Minniti, madre di 35 anni, originaria di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, e il figlio Elia Perrone, di soli 8 anni. La donna, dopo aver soppresso il bambino, si è tolta la vita nel mare che tanto amava e che spesso descriveva sui suoi social come il luogo capace di trasmetterle tranquillità e serenità.

I racconti dei vicini e le immagini condivise online mostrano momenti di apparente normalità e affetto tra madre e figlio, ma dietro queste apparenze si celavano tensioni profonde e rapporti complicati con l’ex marito. Najoua viveva a Calimera con Elia, che stava per compiere 9 anni, dopo la separazione dal padre. La donna aveva origini miste: figlia di padre turco, aveva incontrato il futuro padre del bambino a Parma.

Le fotografie presenti sul suo profilo Facebook mostrano momenti di spensieratezza con Elia, ma anche con i fratelli, suggerendo un legame familiare attivo. Tuttavia, l’ex marito non compare mai in queste immagini, a testimonianza del rapporto teso tra i due genitori, ormai separati da qualche anno. Lo zio paterno di Elia, Brizio Tommasi, ha raccontato che tra Najoua e l’ex marito esisteva un forte astio, pur in presenza di una sentenza di affidamento congiunto. Tommasi descrive la nipote come una persona “sui generis”, e spiega che suo figlio, il padre di Elia, non si sarebbe mai aspettato un epilogo del genere, altrimenti avrebbe preso precauzioni.

Nonostante le tensioni familiari, i vicini ricordano Najoua come serena nei giorni precedenti la tragedia e affettuosa con il figlio, segno di una complessità emotiva difficile da interpretare dall’esterno. Al contempo, emergono testimonianze che suggeriscono una dinamica più complessa all’interno della famiglia.

Sempre Tommasi ha affermato che Najoua avrebbe avuto atteggiamenti di maltrattamento verso Elia, includendo parole dure e offensive. Secondo lui, l’intervento dei servizi sociali e della scuola sarebbe stato fondamentale per comprendere meglio il benessere del bambino e tutelarlo adeguatamente. Queste dichiarazioni aggiungono un ulteriore livello di complessità alla vicenda, mettendo in luce le possibili fragilità emotive e relazionali all’interno della famiglia. La storia di Najoua Minniti e di Elia Perrone è un doloroso monito sull’importanza di riconoscere segnali di disagio e tensione in ambito familiare, anche quando all’apparenza tutto sembra normale. La vicenda in questione mette in evidenza quanto siano fondamentali la prevenzione e la comunicazione tra istituzioni, famiglie e vicinato, per garantire la sicurezza e il benessere dei minori.

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