Nada Cella: telefonate anonime, silenzi e un alibi. C’è anche il genetista del caso Gambirasio

A 25 anni dall'assassinio di Nada Cella, la procura di Genova, riapre il caso sulla base di una tesi presentata per un master in criminologia. Indagata una donna dopo aver rivalutato alcune intercettazioni telefoniche. Test del DNA su un vecchio scooter

Nada Cella: telefonate anonime, silenzi e un alibi. C’è anche il genetista del caso Gambirasio

La riapertura del caso di Nada Cella, assassinata il 6 Maggio 1996 a Chiavari, presso lo studio del commercialista in cui lavorava,riporta a galla dubbi e perplessità, su quelle indagini. All’epoca focalizzate su un unico indagato, quel Marco Soracco– titolare dello studio- scagionato dall’accusa di omicidio,dopo essere stato rivoltato come un calzino per anni, E’ lecito chiedersi come non è mai stata sfiorata la pista del delitto passionale,ma per mano femminile. Una donna che si sente minacciata da Nada, per l’interesse verso qualcuno conosciuto da entrambe?

Nel condominio di via Marsala 14, sede dello studio Soracco, gli inquilini erano abituati agli sconosciuti,visto che non tutti i clienti provenivano da Chiavari. Ecco perché quellamattina una persona qualsiasi, che si affretta ad uscire dal palazzo non desta sospetti. Magari indossando uno spolverino, molto in voga negli anni 90′-compatibile con il bottone, ritrovato sulla scena del crimine– un’ indumento di taglio femminile, lungo fino alle caviglie, in grado di nascondere le macchie di sangue. Quella pista ora è seguita dalla Procura di Genova, imbeccata dalla relazione della criminologa Antonella Pesce Delfino, elaborata in occasione di un master presso l’Università di Genova . I magistrati, hanno inviato un avviso di garanzia ad Annalucia Cecere, ex insegnante 53enne, che era già stata indagata nel 1996 e la cui posizione, fu archiviata dopo pochi giorni. Secondo i magistrati, la donna avrebbe ucciso Nada spinta dalla gelosia, considerandola una rivale in amore.

La Cecere,in quel periodo 28enne,era ossessionata da Soracco,il datore di lavoro della vittima,conosciuto ad un corso di ballo,di cui si era invaghita. Per questo decide di eliminare la ragazza,che invece non aveva nessun interesse per Soracco. La riapertura del cold case è imperniata su alcune conversazioni telefoniche,la cui rilevanza sembra essere stata sottovalutata dalla Procura di Chiavari.

La più emblematica è quella arrivata a casa Soracco,tre mesi dopo l’omicidio,dove un anonima interlocutrice parla con la madre del commercialista,ora 89enne, Marisa Bacchioni . Riferisce di avere notato una donna sporca di sangue, la mattina del delitto,infilare qualcosa sotto la sella di uno scooter . Forse lo spolverino, magari l’arma del delitto. A poche ore dal delitto, un’amica di Marco Soracco riceve una chiamata inquietante. All’altro capo del telefono,una donna le chiede se poteva riferire al commercialista la sua disponibilità ad essere assunta. L’amica sbigottita, interrompe la comunicazione e lo racconta un paio di giorni dopo a Sorte. Aacco. A fine Maggio è lui stesso a ricevere una telefonata, sembra da una cabina telefonica: “Sono Anna.Non sono innamorata di te,anzi mi fai proprio schifo”. La protagonista indiretta o diretta di queste conversazioni è la stessa Annalucia Cecere? Soracco smentisce che la donna avesse interesse per lui. Solo una conoscente.

L’indagata, che ora vive a Boves in provincia di Cuneo, chiarisce che quel giorno stava lavorando a Sestri Levante, nello studio di un dentista a fare le pulizie. Ne è sicura perchè il 6 Maggio 1996 era un lunedì, giorno di turno. Il medico ha confermato ai magistrati il rapporto di lavoro con la Cecere e la relativa presenza. Diventa impraticabile la verifica, dopo venticinque anni, dell’orario di entrata ed uscita della donna dallo studio. Per confermare l’impianto accusatorio, i magistrati si sono affidati alla superstar dei genetisti, Emilio Giardina, l’uomo di “Ignoto1” del caso di Yara Gambirasio. Durante una perquisizione nel garage della Cecere è stato ritrovato uno scooter, immatricolato alla fine degli anni novanta, sul quale la procura spera di trovare tracce di DNA, grazie alle nuova tecnologie. Ma questo lo sapremo solo tra 90 giorni.

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