Motu Proprio di Papa Francesco prolunga oltre i 75 anni i capi dei dicasteri

Non sarà più l'età a stabilire se un Cardinale deve dare le dimissioni. Nei prossimi giorni uscirà un documento, Motu Proprio, con il quale Papa Francesco intende dare stabilità all'equipe cardinalizia.

Motu Proprio di Papa Francesco prolunga oltre i 75 anni i capi dei dicasteri

Novità in Città del Vaticano: i cardinali che lavorano nella cura romana non andranno più in pensione a 75 anni, come stabilito dalle regole, ma sarà Papa Francesco a decidere, per ciascuno, quando è tempo di pensione. E’ in dirittura d’arrivo il “Motu Proprio“, un documento che chiarisce la libera iniziativa del Papa nel riordinare l’equipe cardinalizia facendo così in modo che non muti troppo rapidamente, tenendo conto che diversi cardinali capi dicastero sarebbero già scaduti, o vicini alla scadenza.

La disposizione, che uscirà a giorni, non è esente da polemiche, ma Papa Francesco va avanti deciso nel suo percorso di restaurazione all’interno della curia romana. Già lo scorso anno ci sono stati diversi licenziamenti di funzionari laici e religiosi che lavoravano nelle congregazioni della Fede e del Clero e nei vari uffici amministrativi.

Con il Motu Proprio salta l’idea che Gerhard Mueller aveva riferito riguardo al suo licenziamento del 2 luglio scorso, ossia che Papa Francesco “non intendeva più prolungare i ruoli di curia oltre i cinque anni e che lui è stato il primo a cui questa prassi si è applicata“. La riconsiderazione della squadra probabilmente tiene conto di alcuni personaggi chiave, tra questi Pio Vito Pinto, 76 anni, tra i più fedeli interpreti dell’Amoris Laetitia e deciso estensore dello spirito della riforma matrimoniale.

Tra coloro che condividono appieno lo spirito di Francesco ci sono i cardinali Amato (Congregazione per i Santi), Coccopalmerio (Pontificio Consiglio dei testi legislativi), Stella (Congregazione del Clero), Tauran (Pontificio consiglio del dialogo interreligioso), Sandri (Congregazione per le Chiese orientali), Ravasi (Pontificio consiglio per la cultura), Calcagno (Apsa), Sanchez Sorondo (Pontificia accademia delle Scienze) e ancora il cardinale Bertello (Presidente del Governatorato e membro del C9).

Firmato dal cardinale Parolin, il Segretario di Stato, nell’autunno scorso la Santa Sede aveva pubblicato un “rescriptum” in cui si precisava la normativa riguardante il pensionamento dei vescovi. Nel testo, tra le novità, si leggeva che “in alcune circostanze particolari” può accadere di chiedere al vescovo, con le dovute spiegazioni e dopo averlo ascoltato in un “dialogo fraterno“, le dimissioni anticipate. Per la prima volta viene scritto qualcosa sull’argomento, la prassi finora era quella di far intervenire il Papa se il vescovo non accettava le dimissioni.

Il piccolo, ma significativo ritocco alla Costituzione apostolica Pastor bonus, evidenziava che i cardinali di Curia sono “tenuti”, e non più “pregati”, a presentare le proprie dimissioni al compimento dei 75 anni.

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