Flavio Carboni, il faccendiere coinvolto in tutti i principali misteri italiani, è deceduto oggi pomeriggio all’età di 90 anni. Il suo nome era noto, non tanto per i suoi affari imprenditoriali, ma perché emergeva con disarmante frequenza in tutti gli scandali che hanno segnato la storia italiana dell’ultimo mezzo secolo.
La sua carriera comincia negli anni Sessanta con imprenditori quali Domenico Balducci ed Ernesto Diotallevi, di cui anni più tardi emergeranno i contatti con la mafia e la Banda della Magliana. Ammetterà pure di aver preso soldi da Pippo Calò, il “cassiere della mafia”. Questi rapporti riemergeranno nelle carte giudiziarie e nelle inchieste giornalistiche, comprese quelle che davano conto delle prime fortune economiche di Silvio Berlusconi, i cui finanziamenti odoravano di ricilaggio mafioso.
L’uomo che accompagnò Roberto Calvi nel suo ultimo viaggio prima che venisse trovato morto a Londra, era un imprenditore immobiliare ricchissimo, socio di Silvio Berlusconi negli affari in Costa Smeralda e amico del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il suo nome finì al centro di tutti gli intrighi politici, economici, finanziari, mafiosi e massonici dell’Italia repubblicana. Lui non negava nulla. Nemmeno di aver partecipato a operazioni riservate con il Vaticano e i servizi segreti, italiani e stranieri, rivendicando persino un ruolo nel disegno di Papa Wojtyla e Ronald Reagan di far cadere l’Unione Sovietica.
Ammetteva qualche “peccato”, primo fra tutti quello di aver portato un sacco di soldi all’estero quando, negli anni Settanta, era reato. Ma, aggiungeva sogghignando, “a quei tempi quando entravi in una banca svizzera incontravi sempre qualcuno che conoscevi”. Così facevan tutti, insomma. Il suo nome emerse anche nella vicenda del crac del Banco Ambrosiano e della scomparsa di Emanuela Orlandi. Affiliato alla P2 di Licio Gelli, fu condannato in primo grado a sei anni e sei mesi anche per il caso P3 e P4. Ma fu assolto dalle accuse di associazione per delinquere ed esportazione illecita di capitali all’estero.
Una vita avventurosa, quindi, vissuta tra affari ambigui e legami pericolosi. Una vita a cui mancava solo l’elezione a Presidente della Repubblica, come coronazione di una carriera con poche luci e molte ombre. Il magistrato Otello Lupacchini ha ricordato un interrogatorio di Flavio Carboni che si svolgeva nel momento in cui Televideo dava la notizia della vittoria di Berlusconi alle elezioni del 1994: “Lo vidi diventare grigio terreo e subito dopo disse: ‘Se non avessi avuto l’incidente Calvi, al posto di Berlusconi ci sarei stato io’”.