La Procura di Roma ha iniziato ufficialmente un’inchiesta sulla morte di Gergely Homonnay. Lo scrittore ungherese, attivista dei diritti lgbtq, è stato ritrovato senza vita a Capodanno, completamente nudo, nei bagni di Adam Sauna, noto club gay di Roma a pochi passi da San Giovanni in Laterano.
Il pubblico ministero Luca Guerzoni ha aperto un fascicolo per “morte come ipotesi di altro reato”: accanto allo scrittore 46enne, vi erano delle bustine di cocaina e fiale di GHB, la famigerata “droga dello stupro”. Fino alle 12, poco più di un ora prima del decesso, era stato visto ancora vivo in compagnia di un uomo, di cui per ora si sono perse le tracce.
Lo scrittore era tra i più agguerriti oppositori del premier ungherese Viktor Orbàn, Protagonista delle manifestazioni di Aprile 2018, che portarono all’elezione a sindaco di Budapest Gergely Karacsony, un altro nemico del governo. Il primo cittadino della capitale ungherese, lo ricorda come uno spirito libero: “Un cittadino che voleva vivere in un Paese migliore, più giusto e più accettabile. Per questo ha combattuto con rabbia e impazienza in patria e anche dall’Italia”.
Gergely Homonnay era fuggito a Roma nel Luglio 2020. Tre mesi prima di essere condannato a un anno di libertà vigilata, con l’accusa di aver diffamato la ministra della Famiglia Katalin Novák, che Orbán ha recentemente indicato come sua candidata a presidente della Repubblica. Soprattutto era finito nel mirino del governo, dopo aver svelato l’omosessualità di Judit Varga ministra della Giustizia, che appoggia le leggi omofobe.
Sicuramente allo scrittore non mancavano i nemici, come conferma la sua cara amica Rita Perintfalvi, teologa ungherese autrice del libro “Mysticism end Gender”. La professoressa ha scritto un post in cui rivela l’angoscia di Homonnay: “Quando andavo a trovare Gergás quasi ogni giorno, mi parlava di quanto aveva paura di venire in Ungheria, che riceveva minacce, che lo osservano, monitorano i suoi movimenti, sanno dove si siede sull’aereo, quando torna a casa, lo aspettano all’aeroporto”.
Perfino lei non era a conoscenza dell’indirizzo romano dello scrittore, Una sera a cena i due parlano esplicitaamente della possibilità che in Ungheria, si potesse arrivare all’omicidio per scopi politici.
Evidentemente, in base a questi elementi, il dottor Guerzoni vuole vederci chiaro sulla vicenda, prima di archiviarla frettolosamente come un tragico evento nei festini gay a base di droga, come stanno facendo i media ungheresi.