Monsignor Riboldi, il prete degli "ultimi" si è spento a 94 anni

Dopo una vita spesa nelle periferie di cui parla Papa Francesco, don Riboldi si è spento. Lo ricordano in molti per la sua ricerca della giustizia e della pace.

Monsignor Riboldi, il prete degli "ultimi" si è spento a 94 anni

Nato in Lombardia 16 gennaio 1923, Antonio Riboldi, nel 1951 venne ordinato sacerdote e nel 1978, vescovo. Ma non sono questi titoli a far ricordare per sempre la figura di questo uomo consacrato, ma bensì le conseguenze della sua vocazione: l’aver risposto, in nome della fede, alla chiamata di stare dalla parte degli ultimi, con coraggio e libertà interiore. 

Quand’era vescovo di Acerra si fece portavoce dei terremotati del Belice, in Sicilia, quando la popolazione viveva nelle baracche, al freddo. In prima linea anche nella lotta contro la camorra, Monsignor Riboldi, quando i morti cadevano a centinaia, affermò che è meglio “essere ammazzato che scappare“. Ieri, all’età di 94 anni, don Antonio, il pastore emerito di Acerra (Napoli), si è spento nella casa dei Rosminiani a Stresa, in Piemonte, dove si trovava da qualche mese.

I messaggi di cordoglio per la sua scomparsa si sono moltiplicati. Raffaele Lettieri, sindaco di Acerra (Napoli) ha affermato che ”Le sue idee sono state e resteranno patrimonio per tutta la città di Acerra”. Poi il suo messaggio continua parlando del cuore grande di Don Antonio Riboldi, tanto da “contenere nel suo cuore tutta la gente, soprattutto quelli che soffrono e sono poveri“. Ha ricordato l’alta dirittura morale del Vescovo e la capacità di cogliere i problemi della gente. Uomo affabile e di dialogo, ma anche rigoroso nel suo pensiero. “Una vita, la sua – ricorda il Sindaco Lettieri -, interamente dedicata al servizio della comunità, a favore della legalità e giustizia, impegnato sempre nella lotta contro la criminalità”.

Laura Boldrini, presidente della Camera, si rende presente con un Tweet: “Se ne va una personalità di primo piano…” corredato da significativi hashtag che senta verbi, congiunzioni o punteggiature dicono tutto: #giustizia, #solidarietà, #Belice, #Sicilia, #Riboldi.

Anche Andrea Orlando, ministro della Giustizia, sceglie la strada di Twitter e parla di coraggio, lezione, esempio vivo “nei cuori di tutti quelli che si impegnano per la legalità e la giustizia…“.

Roberto Saviano ad alcuni redattori di ‘Scomodo‘, in chiusura di ‘Più libri più liberi‘, ricorda che Monsignor Riboldi “E’ stato il primo in terra di camorra a dichiarare che l’attività pastorale non poteva essere scissa dall’attività di mafia“. Nel suo intervento ricorda che il Vescovo Riboldi ha cercato il dialogo con le organizzazioni criminali senza mai dimenticare che si trattava di uomini. Riboldi ha avuto il coraggio di creare divisioni e critiche. Egli, nel momento in cui la camorra cercò di manipolarlo, si tenne distaccato.

Anche don Luigi Ciotti ripercorre la vita di Monsignor Riboldi ricordandolo come importante presenza nella Chiesa e nella società. Fin da giovane sacerdote, quando nel 1968 fu parroco nella Valle del Belice, don Antonio donò tutto sé stesso e si mise al servizio dei disperati, dei poveri in tutto. Vivrà da Vescovo la stessa intensità e passione evangelica, ricorda don Ciotti, quando lotterà contro la camorra, ad Acerra, in Campania e aggiunge che egli denunciò “la violenza, i giochi di potere, i silenzi e le complicità di cui gode l’organizzazione criminale” e lo riconosce, in quegli anni, come “una delle poche voci della Chiesa a schierarsi apertamente contro le mafie”, per questo resterà un punto di riferimento per molti. Don Riboldi, da sacerdote e da vescovo, fino all’ultimo suo istante di vita terrena abitò le periferie di cui parla papa Francesco. Ora, ricorda sempre don Ciotti, egli “ci chiede di guardare al Cielo” ma di non dimenticare le ingiustizie, le speranze, i bisogni delle persone, che hanno sete di giustizia, di verità.

Luca Capasso, sindaco di Ottaviano (Napoli), lo ricorda perché fu tra coloro che organizzarono la marcia anticamorra ad Ottaviano, ma anche per la sua concretezza, il Vescovo Riboldi infatti: “ha insegnato che la cultura della legalità va alimentata con i fatti, le azioni, i gesti”.

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