Modica, parla il padre di Evan, il bimbo ucciso di botte: "Chiedo giustizia"

Oggi venerdì 1 ottobre, i colpevoli della morte del piccolo Evan, di due anni, ucciso dalla sua mamma e dal suo ex compagno, tornano in aula e il padre domanda giustizia per lui.

Modica, parla il padre di Evan, il bimbo ucciso di botte: "Chiedo giustizia"

Oggi 1 ottobre, davanti alla Corte d’Assise di Siracusa, si apre una nuova pagina per quanto riguarda il piccolo Evan, il bambino di due anni morto a causa delle botte da parte della madre e del nuovo compagno. La vicenda, la tragedia che ha colpito questo bambino, risale al 17 agosto del 2020, quando perse la vita all’ospedale di Modica a seguito delle percosse ricevute in casa. A distanza di un po’ di tempo, si ritorna in aula e il padre esprime tutta la sua rabbia. 

Oggi il padre, ovvero Stefano Lo Piccolo, torna in aula e si troverà davanti Letizia Spatola di anni 24, la sua ex compagna e il nuovo compagno, Salvatore Blanco di 30 che sono accusati dell’infanticidio di Evan. Nel corso dell’udienza, sono parte civile gli avvocati di Stefano Lo Piccolo, ovvero Federica Tartara, insieme alla criminologa Anna Vagli che assiste gli zii di Evan.

Intervistato da Fanpage, a poche ore dal ritorno in aula, il padre esprime in questo modo tutta la sua rabbia chiedendo che venga fatta giustizia: “Voglio che mio figlio abbia la pace e la giustizia che merita e che gli ha fatto del male resti in carcere per tutta la vita”. Vuole che la madre, accusata insieme al compagno della morte di Evan, resti in carcere perché non è giusto che sia tuttora agli arresti domiciliari dopo quanto accaduto. 

Secondo lui, non è possibile nemmeno definirla una mamma dal momento che non ha fatto nulla per salvare la vita di suoi figlio e spera che la stessa sorte sia riservata anche al compagno, colpevole della morte del piccolo Evan. Racconta di aver visto il bambino soltanto pochi mesi prima della terribile tragedia accaduta e ricorda che, in camera mortuaria, il bambino presentasse diverse lesioni, tra cui la faccia sfondata, le costole rotte, ecc. 

Smentisce di aver sporto denuncia, come riportano i giornali, nei confronti dell’ex compagna, considerando che lui, un paio di mesi prima ha ricevuto una coltellata alla gola. Ammette che se forse avesse denunciato il bambino sarebbe ancora vivo. Sebbene provi a tenersi occupato con il lavoro, è consapevole del fatto che sia difficile continuare la vita di sempre. Il figlio gli dà la forza di andare avanti ogni giorno e spera nell’ergastolo per i colpevoli. 

Continua a leggere su Fidelity News