ROMA. L’attuale governo è intenzionato a portare nelle prossime settimane, e sicuramente entro giugno in Parlamento una nuova legge sul conflitto di interessi. Questo è un tema che viene messo in dibattito da almeno 20 anni, esattamente dopo d’interessi in politica di Silvio Berlusconi, signore del sistema tv e dell’editoriale in Italia.
Questo è stato detto durante un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, il ministro delle riforme Maria Elena Boschi. “Il conflitto di interessi, lo porteremo in aula già nelle prossime settimane. Ora è in commissione, chiederemo la calendarizzazione entro giugno“. Sicuramente un argomento che sta a cuore alla donna che oltre ad essere uno dei bracci destri di Renzi è anche esponente del PD, il quale ha sempre pressato per realizzare una legge di tale tipo, al fine di destabilizzare l’allora governo Berlusconi.
In0ltre ha voluto far notare che molti ex leader ed ex premier hanno messo un gran impegno nelle settimane scorse per i dettagli sull’Italicum, e che se ci fosse stato tale impegno anche per una legge sul conflitto d’interessi questo sarebbe già una realtà.
Questo va a riferirsi alle polemiche della minoranza Pd alla legge elettorale, approvata definitivamente lunedì scorso dalla Camera con i voti contrari di una quarantina di deputati democratici che fanno riferimento all’ex segretario Pier Luigi Bersani e all’ex premier Massimo D’Alema. Successivamente al voto sull’Italicum di ieri di Civati, il deputato ex alleato e poi avversario anche di Renzi alle primarie, ha annunciato la propria uscita dal PD per la scarsa fiducia nel sistema politico.
Boschi ha anche confermato che il governo è aperto ad alcune modifiche sulla riforma costituzionale e sull’elezione indiretta del Senato, pur sostenendo che la maggioranza ha i numeri necessari ad dare l’ok anche a Palazzo Madama riguardo al disegno di legge uscito dalla Camera.
Il governo considera “migliorabile” anche la riforma della scuola, ha concluso la Boschi. Martedì scorso la maggioranza dei docenti ha partecipato allo sciopero indetto da tutti i sindacati contro il disegno di legge denominato “La buona scuola”.