Milano, una famiglia intera vive in lockdown volontario da oltre un mese

Si tratta di un nucleo famigliare di Milano, dove vive una bambina che soffre di una malattia congenita che spesso la porta a usare un respiratore. Proprio per la fragilità della piccola la famiglia ha deciso di rinunciare ad ogni attività in presenza.

Milano, una famiglia intera vive in lockdown volontario da oltre un mese

Quella che arriva da Milano è una storia che fa molto riflettere. In tempo di pandemia tutti noi ci siamo abituati a passare molto più tempo in casa che fuori, questo per prevenire eventuali occasioni di contagio. Magari abbiamo preferito vedere sempre le stesse persone, con le dovute precauzioni, come ad esempio indossare la mascherina e rispettare il distanziamento sociale. Ma una famiglia di Milano per l’apppunto ha preso una decisione ancora più drastica. 

Da dicembre 2021, quindi da un mese, la famiglia in questione vive in completo lockdown, isolata, o quasi, da tutti. Il motivo è presto detto. Nel nucleo famigliare in questione vive infatti una bambina che soffre di una malattia congenita che spesso la porta ad usare il respiratore. Il Covid su di lei potrebbe essere potenzialmente mortale. Vista la fragilità della piccola i suoi genitori hanno deciso di chiedere un permesso dal lavoro e la dad per gli altri due figli più grandi. 

Scelta necessaria

A Milano Today i genitori della bambina, di cui omettiamo le generalità per motivi di privacy, hanno spiegato che alle condizioni attuali un ritorno della piccola a scuola è impossibile. “Visto che né dal governo né dalla regione sono arrivate indicazioni chiare su come gestire questo tipo di situazioni abbiamo scelto la soluzione più drastica” – così hanno spiegato i genitori della piccola. 

La coppia si dice assolutamente consapevole che la scelta in questione è assolutamente volontaria, ma c’è bisogno di proteggere a tutti i costi la bimba. I due si dicono consapevoli che l’attuale emergenza sanitaria non potrà durare per sempre e che ad un certo bisognerà riaprire tutto, magari con dei criteri ben precisi. 

Per i genitori sarebbe bastato anche rendere disponibili nelle farmacie i tamponi salivari, visto che chi ha difficoltà respiratorie non può usare i tamponi normali. Nelle scuole poi, altro problema sollevato dai genitori della bimba, mancano insegnanti e infermieri di sostegno. “Come possiamo rimandarli a scuola in queste condizioni sapendo che per loro un’eventuale contagio non comporterebbe il semplice isolamento, ma un serio rischio di morte? Sinceramente non ce la sentiamo di fare questo azzardo e per questo viviamo chiusi in casa in cinque dal 21 dicembre” – così conclude la coppia. 

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