Giovedì 21 agosto 2025, la polizia di Milano, accompagnata da un ufficiale giudiziario, ha eseguito lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, occupato dal 1994 in Via Watteau. L’intervento, originariamente programmato per il 9 settembre, è stato anticipato dalle autorità, suscitando immediatamente reazioni contrastanti tra politica, cittadini e sostenitori della struttura.
Lo stabile, che aveva visto decenni di attività culturali, sociali e politiche, era stato al centro di contenziosi legali che avevano già costretto il Ministero dell’Interno italiano a risarcire tre milioni di euro ai proprietari dell’area per il mancato sgombero. Il Leoncavallo, nato nel 1975 in Via Leoncavallo e successivamente trasferito in Via Watteau, era diventato nel tempo un punto di riferimento per la città, ospitando iniziative culturali, attività sociali e momenti di aggregazione giovanile.
I sostenitori del centro avevano lanciato appelli sui social network fin dalle prime ore del mattino, ma la polizia ha confermato che nessuna persona si trovava all’interno dello stabile al momento dell’intervento. Nonostante ciò, la vicenda ha scatenato un acceso dibattito pubblico. Da una parte, esponenti di centrodestra come Matteo Salvini e Alessandro De Chirico hanno espresso soddisfazione per l’operazione, definendola un ripristino della legalità e la fine di “decenni di illegalità tollerata”.
Il ministro dell’Interno Piantedosi ha sottolineato che lo sgombero rientra in una strategia nazionale volta a porre fine alle occupazioni abusive, ricordando che, dall’inizio del suo mandato, sono stati sgomberati quasi 4.000 immobili tra alloggi pubblici e edifici di rilievo. Anche la Lega e Fratelli d’Italia hanno ribadito la necessità di non concedere spazi pubblici in favore del centro sociale, puntando a evitare eventuali sanatorie mascherate. Dall’altra, il mondo della sinistra e le associazioni culturali hanno condannato l’operazione.
Il deputato Marco Grimaldi e la presidente dell’associazione “Mamme del Leoncavallo”, Marina Boer, hanno sottolineato l’importanza del centro come presidio culturale e sociale, criticando la tempistica dello sgombero e la mancanza di dialogo con le istituzioni locali. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha espresso irritazione per non essere stato avvisato in anticipo, evidenziando l’importanza storica del Leoncavallo e la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività.
Anche il Partito Democratico e le realtà ambientaliste hanno espresso solidarietà al centro, offrendo supporto per garantire la continuità delle attività in nuovi spazi, come la sede dei Verdi in via San Dionigi. Molti hanno sottolineato come la chiusura improvvisa in pieno agosto rischi di disperdere decenni di storie, cultura e mutualismo costruiti all’interno del centro sociale. Lo sgombero del Leoncavallo rappresenta dunque un punto di svolta nella gestione degli spazi occupati a Milano, aprendo un dibattito sulla legalità, sulla tutela della memoria culturale e sulla ricerca di soluzioni condivise per il futuro dei centri sociali in città.