Il bullismo, purtroppo, è una piaga che stenta ad estinguersi. Ogni anno si verificano centinaia di casi e spesso non vengono nemmeno denunciati alle autorità competenti. Non bisogna considerare il bullismo nel solo ambito scolastico: questa forma di violenza ci circonda silenziosamente nei posti di lavori (il mobbing) e nel web (il cosiddetto cyberbullismo che sta prendendo sempre più piede tra i giovani e non solo).
Un nuovo caso di bullismo si verifica a Milano. La gang è formata da minorenni (due ragazzi di 17 anni ed uno di 15). Il loro scopo non era solo rapinare le vittime: le prendevano anche a calci e pugni senza fermarsi nemmeno di fronte alle disabilità. Si facevano chiamare “La banda del Ber” proprio perché frequentavano il parco Berlinguer di Cologno Monzese.
Le accuse nei confronti dei tre giovanissimi non sono poche, figurano la rapina, il furto e la tentata estorsione nei confronti di altri minorenni. I ragazzi non provengono da famiglie disagiate o da un contesto sociale difficoltoso: il movente è stata la noia. La prima accusa parte nei primi giorni di Luglio dove i ragazzi, probabilmente annoiati dalla calda giornata, aggrediscono la prima vittima accertata: un ragazzo di appena 13 anni. Il giovane viene aggredito e privato del suo smartphone. Per riaverlo dovrà portare il giorno dopo 30 Euro. Il giovane però non si lascia intimorire e sporge denuncia. Le sue informazioni sono riuscite a restringere il campo delle indagini aiutando così le forze dell’ordine.
La seconda vittima è stata un ragazzo disabile di 16 anni che si trovava ad un fastfood di Cologno Monzese. Il giovane non udente è stato privato del suo telefono cellulare e deriso. Nulla ha potuto contro il branco.
Non molto tempo dopo si scatena la violenza: la terza vittima è stata letteralmente aggredita e presa a calci nonostante stesse a terra. Anche qui il malcapitato è stato privato dei soldi e dello smartphone. Le indagini hanno condotto ai colpevoli: durante la perquisizione nelle case degli indagati sono stati rinvenuti 5 smartphone compreso quello appartenuto al ragazzo disabile. I ragazzi sono stati condotti in comunità su ordine della magistratura minorile. La loro giustificazioni per tali atti è stata: “Volevamo ammazzare il tempo”.