Milano: donna chiede invano di essere licenziata per accudire il marito malato

Una donna di 65 anni, alla soglia della pensione, chiede al suo datore di lavoro il licenziamento, per poter restare accanto al marito invalido. L’azienda si oppone e propone orari ridotti.

Milano: donna chiede invano di essere licenziata per accudire il marito malato

In un paese dove trovare un posto di lavoro è diventato difficile, arriva questa incredibile storia, dove diventa complicato anche l’essere licenziati.

È la storia di Michela Negretti di 65 anni, dipendente della Metro di San Donato Milanese, che tra qualche giorno dovrà ritornare sul posto di lavoro, dopo un lungo periodo di congedo straordinario. La vita della donna, che lavora presso l’azienda tedesca sin dal 1991, è cambiata due anni fa, quando suo marito Angelo è diventato invalido totale a seguito di un’emorragia cerebrale.

Per restare accanto al coniuge, dopo la fine della degenza ospedaliera, Michela ha chiesto ed ottenuto un periodo di congedo straordinario di 500 giorni e successivamente un altro di 230 giorni. L’uomo, infatti, non è autosufficiente e ha bisogno di un’assistenza continua, che solo la moglie può dargli, visto che la prova con una persona esterna alla famiglia ha avuto esito negativo, oltre che una forte incidenza economica sul bilancio familiare.

In previsione del ritorno a lavoro, Michela ha ottenuto un colloquio con i referenti aziendali, chiedendo un anticipo sul trattamento di fine rapporto, visto che tra circa un anno andrà in pensione. In questo modo avrebbe potuto garantire l’assistenza al marito magari con un personale infermieristico specializzato. Ma l’azienda ha risposto di non avere liquidità.

A questo punto, la donna ha pensato che l’unica possibilità sia quella di essere licenziata. In questo modo, per l’anno che gli manca alla pensione, potrebbe percepire l’assegno di disoccupazione, e sopperire così alle spese familiari. Ma anche questa richiesta è stata rifiutata dall’azienda, che si è mostrata disponibile a valutare con la dipendente orari più agili o ridotti.

Ma il problema di Michela resta quello di non poter lasciare a casa il marito e, nell’attesa che si trovi una soluzione, entro il 14 settembre, giorno previsto per il rientro a lavoro, provocatoriamente dichiara: “Vorrà dire che mi presenterò al lavoro con mio marito”.

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