In uno dei filoni più esplosivi dell’inchiesta milanese sulla gestione urbanistica, la Procura ha chiesto sei misure cautelari, tra cui gli arresti domiciliari per l’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi e per Manfredi Catella, imprenditore di riferimento del real estate meneghino e fondatore del gruppo Coima.
Le accuse, a vario titolo, vanno dalla corruzione al falso, mentre tra gli indagati compare anche l’archistar Stefano Boeri, per il quale però non è stata richiesta alcuna misura cautelare. Si indaga su una rete complessa di relazioni tra pubblico e privato che, secondo i magistrati, avrebbe consentito di condizionare l’approvazione di progetti edilizi strategici per la città.
Al centro delle indagini vi sarebbe l’architetto Giuseppe Marinoni, già presidente della Commissione Paesaggio di Palazzo Marino, descritto dagli inquirenti come promotore di un “Piano di Governo del Territorio ombra”, con la consapevole complicità dell’assessore Tancredi. Marinoni, in base alle accuse, riceveva incarichi privati molto remunerativi da operatori immobiliari impegnati nei principali cantieri milanesi, pur mantenendo un ruolo istituzionale.
Le parcelle pagate da alcune società – come J+S, Lombardini22, ACPV Architects e Kryalos – ammonterebbero a oltre 3 milioni di euro in totale, in cambio di presunti favori nelle valutazioni progettuali. Tra i progetti coinvolti, spiccano la riqualificazione del Pirellino, il Villaggio Olimpico di Porta Romana e le aree di Lambrate, Gae Aulenti e Bovisa.
L’assessore Tancredi è accusato di aver garantito copertura politica e amministrativa alle attività di Marinoni, mentre Catella – a capo di Coima, società dietro operazioni immobiliari strategiche come Porta Nuova e la Biblioteca degli Alberi – avrebbe influenzato le dinamiche della Commissione Paesaggio tramite incarichi professionali sospetti.
L’imprenditore ha già dichiarato piena disponibilità a collaborare, sottolineando che trasparenza e legalità sono valori fondanti del gruppo. Simili rassicurazioni sono arrivate anche da Stefano Boeri, che ha ribadito la correttezza del proprio operato. La Guardia di Finanza ha eseguito 24 perquisizioni, anche negli uffici comunali, dove 80 militari hanno acquisito documentazione chiave. Nelle chat sequestrate, emergono riferimenti al coinvolgimento del sindaco Giuseppe Sala e del direttore generale Malangone, ritenuti dagli inquirenti vicini alle strategie di Marinoni.
Lo stesso Sala ha replicato affermando che “il Comune non si riconosce nella lettura della Procura”, evidenziando i recenti sforzi per riformare il sistema urbanistico. Sul piano politico, non sono mancate le reazioni. I Cinque Stelle hanno chiesto le dimissioni del sindaco, parlando di “terremoto politico inevitabile”, mentre da Roma il presidente del Senato Ignazio La Russa ha sottolineato l’importanza del lavoro della magistratura.