Michele ha i capelli canuti, scarpe più grandi della sua misura, una croce pendente al collo: al calar della sera si colloca nel medesimo punto del corso Vittorio Emanuele con un sacchetto contenente un cappello, una bottiglia d’acqua, le medicine per il cuore e una sedia pieghevole. L’uomo è cordiale, racconta sorridente che un giorno un signore distinto si è avvicinato mettendogli in mano un pacchetto con dentro duemila euro. Sorridendo, privo di denti, sussurra: “Era solo un sogno...”.
Michele ha 94 anni e vive in un monolocale del Comune al Lorenteggio, 220 euro al mese con le spese, la sua pensione è di 330 euro, non riesce a comprare da mangiare e a curarsi, cerca di risolvere la situazione in qualche modo, cerca aiuto per strada, chiede l‘elemosina. E’ noto fra i negozianti, tutti lo aiutano con qualche moneta, compresi gli homeless presenti in zona.
“Le mie figlie abitano a Bari, la più grande ha 75 anni, la più piccola 69. Io sono salito a Milano molto tempo fa”. In tasca custodisce una foto con due ragazze: “Lavorano qui vicino. L’8 settembre era il mio compleanno, se lo sono ricordate. Mi hanno portato tre pasticcini e hanno scattato questa foto”.
Secondo l’Eurostat la percentuale di italiani a rischio di povertà o di esclusione sociale è aumentata tra il 2008 e il 2016, dal 25,5 al 28,7%. Il numero di italiani in grave difficoltà è salito da 15,08 a 17,46 milioni.
La crisi dell’economia, la sfida della globalizzazione e i diktat dell’Europa sono i tre fattori che stanno facendo aumentare la concorrenza internazionale, azzerando la possibilità di utilizzare il debito pubblico come un efficiente ammortizzatore sociale. Ne consegue che, inevitabilmente, nuove forme di povertà, e soprattutto di esclusione sociale, sopraggiungano: i pensionati, nuovi poveri, sono spesso al margine di una società che semplicemente gli ignora.