Meredith Kercher: sono passati 14 anni dall’efferato omicidio di via della Pergola a Perugia

Sono passati 14 anni dalla morte di Meredith Kercher e per il suo omicidio è stato condannato in via definitiva Rudy Guede. Ma per gran parte dell'opinione pubblica, e anche per la Corte di Cassazione, quella tragica sera, l'ivoriano non era solo nella villa.

Meredith Kercher: sono passati 14 anni dall’efferato omicidio di via della Pergola a Perugia

È la notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007. Siamo a Perugia e in via della Pergola si consuma un omicidio efferato. La vittima si chiama Meredith Kercher, ha 21 anni.

Il suo cadavere viene rinvenuto nella camera da letto, in una pozza di sangue e i primi ad essere attenzionati dagli investigatori sono una delle coinquiline di Meredith, Amanda Knox, il fidanzato, Raffaele Sollecito e, per ultimo, Rudy Guede.

La lunga e complessa vicenda giudiziaria 

I tre saranno processati con l’accusa di concorso in omicidio e, l’ultimo, anche per il reato di violenza sessuale. Dopo una lunga e complicata vicenda giudiziaria caratterizzata da perizie e consulenze, Amanda e Raffaele verranno assolti, in applicazione del principio dell’oltre ragionevole dubbio.

Guede, invece, dopo la scelta dell’abbreviato, sarà condannato a 16 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale e concorso in omicidio con ignoti. Ma c’è una quarta protagonista in questo caso così complicato ed è sicuramente l’indagine. Un’indagine fatta di errori e contaminazioni che, in mancanza di quella che si definisce in gergo tecnico “pistola fumante”, hanno reso ancor più complessa la ricostruzione dei fatti.

Ad oggi, un’unica certezza. Meredith aveva solo 21 anni, è morta in conseguenza di un doppio meccanismo asfittico ed emorragico. Il suo cadavere riportava 47 ferite e la frattura dell’osso ioide, tra mento e laringe. Intorno a naso e bocca sono state riscontrate numerose ecchimosi, provocate verosimilmente nel tentativo di tapparle la bocca per impedirle di urlare.

Ecchimosi e ferite più blande sono state rinvenute anche sulle braccia, sulle mani, sull’ addome e sulle gambe. Tali lesioni da minaccia e da difesa, indicano verosimilmente che Meredith si è opposta con tutte le sue forze per non andare incontro alla tragica fine. Il colpo letale le è stato inferto sul lato sinistro del collo, su cui è stata rinvenuta una ferita lunga 8 cm che ha determinato l’accumularsi del sangue nelle vie aeree e le ha così impedito di respirare.In termini concreti, la ragazza inglese è morta annegata nel suo stesso sangue.Terminata la mattanza, il corpo di Meredith è stato coperto sommariamente con un piumone. Per chi si occupa di ricostruzione della scena del crimine, quest’ultimo rappresenta un elemento non di poco conto. Difatti, dal punto di vista criminologico, l’atto di coprire un cadavere non costituisce un tentativo di occultamento dello stesso (che sarebbe altrimenti stato portato altrove).

Al contrario, rappresenta un modo per riservare un ultimo gesto di rispetto. Un tentativo dell’offender di ridurre le conseguenze psicologiche derivanti dal delitto. Come se, in questo caso, il piumone rappresentasse un sudario sul corpo massacrato di Meredith. Sempre per chi fa profiling, tale comportamento è un chiaro indicatore del fatto che vittima e carnefice si conoscessero.

Unico condannato in via definitiva per la morte di Meredith Kercher, Rudy Guede, stato arrestato in Germania poco dopo la liberazione di Patrick Lumumba. Ad incastrarlo la mano imbrattata di sangue sul cuscino di fianco al cadavere, le impronte e il suo profilo genetico dentro sul corpo di Meredith. Rudy era presente quando la ragazza inglese veniva uccisa.

A 14 anni di distanza dall’omicidio forse ancora qualcosa non quadra. Mancano le prove schiaccianti, quelle capaci di individuare un colpevole (o i colpevoli) al di là di ogni ragionevole dubbio. E allora non resta che ricordare Meredith, unica vera vittima di questa drammatica vicenda.

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