Meningite, imprenditore muore in provincia di Brescia

Un altro caso di morte causata da meningite fulminante in Lombardia; vittima del virus del meningococco è stato stavolta un imprenditore bresciano di 59 anni. La situazione comincia a destare preoccupazione.

Meningite, imprenditore muore in provincia di Brescia

Altro caso di morte per meningite fulminante è accaduto in provincia di Brescia, dove all’ospedale di Chiari è morto un imprenditore di 59 anni, Renato Goffi.

Secondo quanto ricostruito dai familiari e dai medici, l’uomo sarebbe arrivato in ospedale con i sintomi di una normale influenza; ma la febbre molto alta ed il generale stato confusionale in cui si trovava il paziente hanno indotto i sanitari a valutare la presenza di altre patologie.

Da qui la decisione di un ricovero d’urgenza, durante il quale gli sono stati praticati tutti i protocolli sanitari del caso. Nonostante tutto, l’uomo ha iniziato a peggiorare, fino all’inevitabile decesso. Una morte giunta troppo rapidamente, tanto da far pensare alla presenza di una meningite fulminante.

Sono state già vaccinate sedici persone – personale medico e paramedico – che in varia misura sono entrati in contatto con il paziente deceduto. Anche i familiari più stretti sono stati sottoposti a vaccinazione.

Non si ha ancora la conferma della presenza del virus del meningococco, ipotesi che verrà svelata solo dalle analisi ancora in corso ma, secondo i primi accertamenti, il batterio che ha determinato la morte dell’imprenditore bresciano sia proprio quello di tipo C, lo stesso che ha portato al decesso delle due studentesse di Chimica a Milano. Infatti, le due colleghe universitarie sono morte per meningite fulminante a pochi mesi di distanza l’una dall’altra, gettando il panico tra i colleghi universitari che come loro frequentano giornalmente le aule dell’Università Statale di Milano.

Nel capoluogo meneghino sono già iniziate le vaccinazioni per docenti e studenti della Facoltà di Chimica; vaccinazioni che al momento sono state scaglionate in diverse settimane, ma che hanno come obiettivo quello di vaccinare ben 140 persone di quell’ateneo. Tutto questo in tempi relativamente brevi – si spera entro Natale – per evitare che i portatori sani possano diffondere ancora il virus e contagiare nuove persone.

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