Martina Oppelli, una donna di 50 anni originaria di Trieste e affetta da sclerosi multipla da oltre vent’anni, si è spenta oggi in Svizzera, dove ha scelto di accedere all’accompagnamento medicalmente assistito. La notizia è stata diffusa dall’associazione Luca Coscioni, che da tempo segue il suo caso e sostiene il diritto a un fine vita dignitoso, regolato da norme chiare e rispettose. Martina aveva presentato per tre volte richiesta all’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina per poter usufruire di questa forma di assistenza, ma ogni domanda è stata respinta.
Fino alla fine ha mantenuto l’intento di sensibilizzare società e istituzioni sull’importanza di una legge che disciplini in modo umano e ragionevole l’accompagnamento assistito, evitando lunghi tempi di attesa e condizioni di vita insostenibili. Prima di partire per la Svizzera, dove ha potuto congedarsi secondo le sue volontà, aveva registrato un messaggio rivolto direttamente a parlamentari e concittadini, con l’invito a approvare norme che considerino ogni tipo di difficoltà personale e garantiscano un fine vita dignitoso.
Nel suo intervento, Oppelli sottolineava come ogni condizione difficile, anche se può sembrare di minore entità rispetto a grandi eventi collettivi, meriti rispetto e attenzione. Con toni pacati ma determinati, chiedeva di superare le divisioni politiche per valorizzare il diritto alla scelta personale, soprattutto quando le condizioni di salute non consentono una qualità di vita accettabile.
La sua esperienza diventa così un’importante occasione di riflessione su come la società affronta temi sensibili legati al fine vita, evidenziando la necessità di un percorso legislativo chiaro e umano. Martina è stata accompagnata in Svizzera da due rappresentanti di Soccorso Civile, associazione impegnata nelle disobbedienze civili per il riconoscimento dei diritti sul fine vita, a dimostrazione della vicinanza di una rete di persone e associazioni attive nella tutela dei diritti fondamentali.
La sua decisione, seppur difficile, rappresenta anche un momento di confronto con il sistema sanitario e legislativo italiano, ancora in attesa di una regolamentazione che possa evitare a molte altre persone di dover affrontare tempi di attesa lunghi e costi elevati per ricorrere all’estero.