Marò, la moglie di Girone aspetta il giudizio dell’Aja per il ritorno a casa del marito

Oggi è l'anniversario di quel fatidico giorno nel quale, 4 anni fa, i due marò furono arrestati; ancora oggi il loro destino è in bilico, in attesa della prossima scadenza e della nuova, decisiva udienza giudiziaria.

Marò, la moglie di Girone aspetta il giudizio dell’Aja per il ritorno a casa del marito

Sono ormai quattro anni che le vite di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre scorrono senza pace e senza serenità; uno si trova a Bari e l’altro ancora in India, ma per loro tutte le feste sono ormai segnate dall’amarezza e dai ricordi.

Massimiliano Latorre è potuto rientrare in Italia – dopo essere stato incarcerato in India – per poter effettuare delle cure a causa di un ictus che lo colpì qualche tempo fa, ma per Salvatore Girone ancora nulla è stato possibile. Il tribunale indiano, che deve decidere per la loro sorte, alterna udienze ‘fantoccio’ a rinvii immotivati, fatto sta che il ‘nostro’ marò è ancora in India.

In un’intervista a “Il Giornale” la moglie di Girone, Vania Ardito, ha dichiarato di vivere ogni giorno, ormai da quattro anni, in maniera difficile, pensando al marito che è ingiustamente trattenuto in India per aver fatto il suo dovere. Ora, però, a decidere le sorti dei militari, sarà l’Arbitrato Internazionale de l’Aja.Credo che la giustizia arbitrale ci potrà permettere di fare passi in avanti. Ora si discuterà su un campo neutro e finalmente siamo usciti dal circolo vizioso della giustizia indiana, che andava solamente a senso unico” ammette Vania Ardito, che già in passato è rimasta delusa dall’esito della richiesta effettuata al tribunale di Amburgo.

Il giornalista ha chiesto alla donna come il marito passi le giornate e lei ha risposto che ha ripreso a studiare e che attualmente è impiegato nell’ufficio militare dell’ambasciata, ma comunque non può lasciare il Paese per riabbracciare i suoi cari, finchè non verrà fatta finalmente chiarezza su quanto successe sulla petroliera Enrica Lexie.

Anche i familiari dell’altro militare coinvolto, Massimiliano Latorre, dichiarano di stare vivendo – ancora – in un incubo, dal quale ormai sono quattro anni che aspettano di risvegliarsi. Entrambe le donne ammettono che è palese la solidarietà delle istituzioni e delle persone in genere ma ancora non riescono a spiegarsi come tutta questa storia sia potuta mai accadere ad aspettano, con ansia, il suo termine.

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