Mario De Nuzzo: la famiglia deve restituire il risarcimento di 508 mila euro

Mario De Nuzzo fu ucciso con un colpo alla nuca l'11 agosto del 1991. A sparare fu un vigile, condannato poi a 16 anni ma ne scontò la metà. Il comune di Oria ha chiesto indietro il risarcimento di 508 mila euro

Mario De Nuzzo: la famiglia deve restituire il risarcimento di 508 mila euro

A distanza di più vent’anni dalla morte di Mario De Nuzzo, il comune di Oria ha avviato le procedure per riprendersi i 508mila euro di risarcimento che erano stati dati alla famiglia del giovane. Mario De Nuzzo è stato ucciso con un colpo di pistola l’11 agosto del 1991, davanti a sette testimoni. I familiari dicono che l’unica colpa del ragazzo fu quella di scavalcare un muretto per assistere al palio che si svolgeva nella cittadina. 

All’omicidio seguirono due sentenze di condanna, in primo e secondo grado, poi nel marzo del 2012 la Cassazione ha annullato la sentenza e il Comune adesso ha fatto ricorso. Secondo la Cassazione, infatti, l’uomo che uccise De Nuzzo avrebbe agito per motivi di “risentimento personale” e non per tutela dell’ente. Dalle indagini che hanno seguito la morte del ragazzo è emerso, infatti, che tra il vigile urbano e De Nuzzo ci sarebbe stato uno screzio, in quanto il vigile avrebbe sorpreso il ragazzo su uno scooter assieme a un altro passeggero.

Ed ecco che le tesi diventano due: secondo gli avvocati del comune tra i due ci sarebbe stato un violento litigio, mentre secondo i familiari il vigile avrebbe inveito contro il ragazzo con insulti e minacce. Il giorno dell’omicidio, tra i due un altro violento diverbio finisce con una sparatoria e Mario fu colpito da un colpo alla nuca. Il fratello di Mario, Antonio, da anni cerca di avere giustizia, e non approva il fatto che una persona di 48 anni possa avere risentimento nei confronti di un 16enne.

Ma il bello è che adesso il fratello Antonio dovrà restituire il risarcimento con tutti gli interessi. Ecco le parole di Antonio: “Il 24 dicembre mi è stato notificato il decreto ingiuntivo, e rischio il pignoramento di tutti i miei beni e di un quinto del mio stipendio. I soldi ottenuti come risarcimento sono stati utilizzati dai miei genitori per costruire la cappella di famiglia e per terminare la casa. E parte del denaro è stata spesa per curare mia madre, ammalatasi dopo la scomparsa di mio fratello”.

Il colpevole fu condannato a 16 anni di carcere per omicidio colposo, ma ha scontato solo metà della condanna e non ha mai corrisposto alcun risarcimento alla famiglia della vittima. Ma Antonio non molla e ha lanciato una petizione online, e dice che il comune di Oria può rinunciare a questo denaro per motivi umanitari.

Continua a leggere su Fidelity News