Maria Elena, anoressica, muore a 26 anni per colpa della burocrazia:"L’Asl non le ha concesso le cure fuori dalla regione"

Maria Elena è morta mentre era in attesa del via libera da parte della regione, quel permesso le avrebbe consentito di ricoverarsi in una struttura situata lontano da casa.

Maria Elena, anoressica, muore a 26 anni per colpa della burocrazia:"L’Asl non le ha concesso le cure fuori dalla regione"

I disordini alimentari, come l’anoressia e bulimia nervosa, sono divenuti una vera emergenza di salute mentale, gli effetti devastanti che comportano non devono mai essere sottovalutati: se non trattati in tempi celeri, e con metodi adeguati, i disordini alimentari possono diventare una condizione permanente e, nei casi più gravi, portare addirittura alla morte.

Maria Elena non è stata uccisa solamente dall’anoressia, ma anche dalla burocrazia, è morta mentre aspettava di essere curata. Aveva 26 anni e pesava appena 28 chili, soffriva da tempo di anoressia e le sue condizioni erano, ormai, state definite al limite. Un’infezione originata da un ago l’ha uccisa, le ha distrutto il cuore e provocato un grumo di sangue che ha raggiunto il cervello.

Attendeva il via libera da parte della regione, aspettava un permesso che le avrebbe consentito di ricoverarsi in una struttura lontano da Chieti, dove avrebbe potuto intraprendere un lungo percorso di guarigione. Sette mesi prima aveva dovuto abbandonare le cure in Toscana perché l’azienda sanitaria della sua città non aveva inviato la proroga.

La denuncia del fratello

Alessandro Pompilio, il fratello di Maria Elena, ha denunciato l’accaduto: “Aveva sempre boicottato ogni tentativo di cura, ma ora aveva deciso di provarci. Ci dissero che il problema erano i soldi, perché i ricoveri fuori regione costano di più. Pesava 28 kg e l’ho dovuta portare via dall’ospedale. Arrivato a Chieti sono corso al pronto soccorso pregando che la ricoverassero”.   La Asl di Lanciano Vasto Chieti suggeriva un centro abruzzese non è riconosciuto dal ministero della Salute per la cura di questa patologia. “Alla fine li avevamo convinti spiegando che un giorno di degenza in Toscana costava meno di uno a Chieti”.

Maria Elena stava combattendo da anni, stavolta era intenzionata a guarire, voleva farcela. Dopo incessanti e assurde trafile burocratiche la famiglia era riuscita a far entrare la ragazza al centro Madre Cabrini di Pontremoli. Nella struttura la giovane aveva passato il primo mese in residenza, poi i medici avevano deciso di trasferirla all’ospedale di Massa per farle acquistare un po’ di peso prima di riammetterla al centro, dove avevano preparato una terapia personalizzata. I due mesi concessi erano scaduti e dall’Abruzzo non hanno inviato la proroga, non hanno risposto, la ragazza è stata costretta ad andarsene.

Portata immediatamente al pronto soccorso di Chieti il fratello racconta che la 26enne è stata dimessa dopo solo due giorni, anche se era palesemente in pericolo di vita. I familiari, come soluzione temporanea, l’avevano fatta trasferire in un reparto di lungodegenza a Ortona, mentre Alessandro cercava, nel labirintico percorso dei vari enti, di risolvere la situazione. Nell’attesa Maria Elena è morta. 

 

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