Maltrattò un ragazzino autistico e ora vuole fare volontariato

L'operatrice socio assistenziale che nell'aprile del 2013 venne arrestata in flagranza di reato per aver ripetutamente maltrattato un ragazzino autistico chiede, ora, di poter svolgere attività di volontariato: polemiche e dubbi

Maltrattò un ragazzino autistico e ora vuole fare volontariato

In questi giorni l’attenzione pubblica è nuovamente concentrata sul caso del ragazzino autistico maltrattato e insultato dall’insegnante di sostegno e dall’assistente sociale nella scuola media di Barbarano, in provincia di Vicenza, scuola da lui frequentata fino al momento dell’arresto delle due donne, avvenuto nell’aprile del 2013.

Ora che l‘ex operatrice socio assistenziale, che sta scontando la pena di 18 mesi agli arresti domiciliari, chiede, attraverso il suo avvocato, al giudice di poter svolgere attività di volontariato presso i Villaggi Sos di Vicenza, una struttura che fornisce assistenza a minorenni in difficoltà sociale e familiare, si accendono dubbi e polemiche.

E così Nadia, ucraina, mamma di quattro figli, e tata del ragazzino maltrattato, ancora una volta ospite del programma “Pomeriggio cinque”, non può assolutamente accettare che delle persone come loro possano ancora aver a che fare con dei bambini, soprattutto se disabili; lei, che ha visto i lividi, gli ematomi, i segni delle sevizie sul corpo del bambino che segue da tempo, le definisce “rifiuti tossici” e ritiene che l’unico servizio che, eventualmente, potrebbero svolgere sia quello di ripulire le strade dai bisogni dei cani, “sempre che gli animalisti non si offendano” – aggiunge.

Il giudice che condannò le due donne parlò esplicitamente di “torture”. E infatti, anche dal video, agghiacciante, messo in rete dal Corriere del Veneto, si vede chiaramente come lo studente veniva ripetutamente maltrattato con cattiveria, con sberle, botte sulla testa con un righello, venne insultato e umiliato con appellativi come “maiale” o “animale”. Nel video, che permise ai carabinieri l’arresto in flagranza di reato delle due donne, si sente, inoltre, l’insegnante urlare e lamentarsi perchè il ragazzo si faceva i bisogni addosso e che per questo, secondo lei, i genitori avrebbe dovuto tenerlo in casa, non mandarlo a scuola.

Nadia, a questo proposito, replica “cosa si aspettavano da un ragazzo disabile?” e, giustamente, fa notare che la presenza delle due donne era dovuta proprio al fatto che il ragazzo aveva delle difficoltà, e che, pertanto, loro erano lì appositamente per seguirlo, secondo un programma ad hoc, e per aiutarlo con umanità.

In attesa della decisione del giudice in merito alla richiesta dell’operatrice, è bello sapere da Nadia che il ragazzino si sta riprendendo e che frequenta la nuova scuola con rinnovata serenità ed entusiasmo.

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