Sono ormai agli sgoccioli le indagini riguardanti gli episodi avvenuti tra il settembre e l’ottobre del 2013 in una scuola dell’infanzia sita nel territorio di Maglie, nel Salento.
Undici bambini, tra i 3 e i 5 anni, sarebbero stati maltrattati da una maestra salentina che puniva i loro comportamenti chiudendoli in un armadio, strattonandoli e costringendoli a sedere sulle puntine da disegno. Sono queste le gravi accuse rivolte alla maestra nell’inchiesta condotta dalla Procura di Lecce e che ora è giunta alle battute conclusive.
La donna, una 60enne originaria di Martano, è accusata di abuso dei mezzi di correzione e maltrattamenti nei confronti di bambini dai 3 ai 5 anni di una classe dove insegnava e dalla quale al momento è stata trasferita. Anche il dirigente scolastico, però, potrebbe finire al banco degli imputati in quanto avrebbe omesso denuncia essendo stato, a suo tempo, a conoscenza dei metodi non convenzionali e non ortodossi della maestra. Il dirigente, malgrado avesse ricevuto un esposto da parte dei genitori dei piccoli alunni, non avrebbe fatto intervenire l’autorità giudiziaria. I genitori, pertanto, hanno provveduto ad allertare da soli le forze dell’ordine in merito agli episodi che hanno visto tra le vittime i loro figli.
Secondo il PM Rotondano il dirigente scolastico, infatti, avrebbe sostanzialmente “omesso di adottare alcun provvedimento a tutela dei bambini”. Il suo avvocato difensore sostiene che il preside si attivò per appurare la fondatezza delle accuse rivolte all’insegnante e sollecitò anche il suo allontanamento dalla scuola per un certo periodo.
Quattro dei bambini sarebbero stati rinchiusi nell’armadio mentre altri due sarebbero stati costretti a sedersi su alcune puntine da disegno messe appositamente sopra le sedie per punirli della loro eccessiva vivacità in classe.
Stando all’accusa, la maestra 60enne, avrebbe inveito contro i bambini sia definendoli “brutto” o “stupido” che sferrandogli dei colpi su viso, mani e stomaco e sculacciandoli.
Le sconsiderate azioni dell’insegnante avrebbero avuto un effetto dirompente su alcuni dei bambini che sono stati afflitti, all’epoca dei fatti, da una “sindrome post-traumatica da stress”.
I due indagati sono attualmente assistiti dagli avvocati Carlo Caracuta e Marco Pezzuto, mentre le famiglie dei piccoli sono difese dagli avvocati Luigi Corvaglia ed Antonio Costantini.
Le indagini sono partite dall’incidente probatorio disposto dal Gip Simona Panzera, alla presenza di due neuro-psichiatre infantili per comprendere se i minori fossero in grado
di sostenere l’ascolto protetto. L’esito fu positivo per due di essi e così ebbero inizio gli interrogatori. Ora l’indagine è agli sgoccioli.