Mafia, il boss Totò Riina è in fin di vita: moglie e figli al suo capezzale

Il boss mafioso e capo del clan dei corleonesi, Totò Riina versa in gravissime condizioni presso il Reparto Detenuti dell'Ospedale di Parma, dove è ricoverato da tempo.

Mafia, il boss Totò Riina è in fin di vita: moglie e figli al suo capezzale

Totò Riina, il boss dei boss capo del clan mafioso dei corleonesi, è in fin di vita. Il capomafia è stato sottoposto nei giorni scorsi a due delicati interventi, e da due giorni il detenuto Riina è in coma farmacologico, ma stando a quanto battuto dalle agenzie di stampa le sue condizioni di salute non accennano a migliorare. 

La notizia dell’aggravamento delle condizioni di salute del boss dei boss di Corleone arriva nel giorno del suo ottasettesimo compleanno. Riina ha vissuto per 24 anni in latitanza, interrotta però il 15 gennaio del 1993, anno in cui fu arrestato. Il capomafia, ricoverato da mesi nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma, sta scontando 26 condanne all’ergastolo per efferati omicidi commessi nel corso di diversi decenni. Il MInistro Orlando ha firmato un permesso per la moglie e i figli affinché gli possano stare accanto nelle ultime ore di vita.

A capo del clan mafioso dei corleonesi sono infatti attribuite tra le altre, anche la strage di “viale Lazio”, gli attentanti in cui morirono i due giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, così come gli attentati avvenuti nel 1993 a Milano, Roma e Firenze. Tutte reazioni avvenute all’indomani delle sentenze spiccate a conclusione del Maxi Processo. 

Nel corso degli anni di carcere Riina non ha mai mostrato alcunpentimento per gli omicidi commessi, tanto da vantarsi perfino con un detenuto di aver ucciso il giudice Giovanni Falcone. Il boss mafioso è attualmente imputato nel tanto discusso processo sulla trattativa Stato-Mafia,  dove gli si attribuisce il reato di minaccia a Corpo politico dello Stato, unitamente al generale dei Carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni, ma anche politici come Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Nicola Mancino. 

I medici dell’ospedale di Parma avevano già ipotizzato il difficile superamento delle operazioni a cui è stato sottoposto il detenuto Riina, a causa del suo ormai compromesso quadro clinico, dando quindi scarse speranze per una sua ripresa. Lo scorso luglio il Tribuanle di Sorveglianza di Parma, dopo una lunga polemica, ha rifiutato gli arresti domiciliari al detenuto per gravi motivi di salute, considerando il detenuto ancora socialmente pericoloso. 

A far decidere in tal senso anche alcune dichiarazioni rilasciate dal boss alla moglie in occasione di alcuni colloqui, dove Riina diceva “non mi piegheranno mai“, a cui se nè aggiunta un’altra riguardante il fatto che i collaboratori di giustizia vengono pagati per dire il falso. Tanto è bastato ai giudici per mantenere in uno stato detentivo al 41-bis il boss, nonostante il ricovero ospedaliero.

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