L’Unione Europea ha detto sì all’importazione dell’olio dalla Tunisia, per un totale di 35 tonnellate, senza il gravoso peso dei dazi commerciali. Il provvedimento ha immediatamente generato una tempesta di polemiche, sollevate in primis proprio dagli agricoltori italiani che si sono visti così preferire l’olio di importazione estera, e di minore qualità, rispetto ai prodotti della nostra terra per il mercato nazionale.
A dare voce alla rivolta degli agricoltori contro l’olio tunisino è stato Ignazio Corrao, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, che ha sottolineato senza mezze misure come questo provvedimento dell’UE rappresenti senza ombra di dubbio un danno enorme per l’agricoltura italiana, e per chi vive dei frutti della terra.
In molti si sono dunque interrogati sul motivo per cui l’Europa dovrebbe svilire i prodotti locali per rafforzare invece le economie extraeuropee, ed il motivo è semplice: fare della Tunisia un “modello virtuoso di evoluzione pacifica dalla dittatura verso la democrazia“. In altre parole, si tratta di un favore che l’Unione Europea ha deciso di fare al Paese africano per aiutarlo a crescere.
Il fallimento della recente Primavera Araba ha infatti destabilizzato molte posizioni politiche che contavano sul rovesciamento dei vecchi regimi per poter instaurare rapporti commerciali differenti con i Paesi del Nordafrica; ma così non è stato. Anzi, paradossalmente i vecchi dittatori si sono rivelati meno dannosi del caos generato da rivolte orchestrate male, e concluse persino peggio.
Così l’Unione Europea, tra le principali respinsabili dell’imbarazzante disastro mediorientale degli ultimi anni, ha pensato bene di eliminare i dazi sull’olio d’oliva proveniente dalla Tunisia per promuovere “un’economia modello“. Sempre ricalcando l’esempio occidentale, ovviamente. E quale miglior partner dell’Italia per un’iniziativa del genere, visti i rapporti tra le due nazioni?
A chi ha protestato contro questo provvedimento però, gli esperti hanno ricordato che l’Italia consuma in media oltre 550.000 tonnellate di olio ogni anno, a fronte di una produzione nazionale media pari a circa 350.000/400.000 tonnellate. Va da sé che l’olio rimanente – quasi la metà di quello che consumiamo ogni anno – debba essere acquistato da un Paese straniero. Oltre al fatto che delle 35 tonnellate che arriveranno in Europa, solo una piccola parte sarà destinata al mercato italiano.