Lotta armata contro la TAV, la procura interviene

Lettera di accusa da parte del movimento No Tav contro quattro persone; la procura interviene indagando sul contenuto della lettera e sulla serietà del suo contenuto; aperto fascicolo contro ignoti

Lotta armata contro la TAV, la procura interviene

L’annunciata lotta armata contro la Tav spinge la procura di Torino ad aprire un fascicolo d’indagine contro “ignoti”.

In un documento a firma della “lotta di liberazione contro la Tav”, erano state rivolte minacce contro quattro persone: Giuseppe Petronzi, capo della Digos di Torino, Stefano Esposito, responsabile degli arresti in Valsusa, Massimo Matteucci, presidente di Cmc (cooperativa muratori e cementisti) e Maurizio Bufalini, direttore dei lavori Ltf.

Nel documento si legge che i Noa sono pronti all’azione diretta nei confronti dei mandanti e degli esecutori della strategia repressiva che sta togliendo libertà e prospettiva al movimento No Tav.

Nel comunicato si parla anche delle accuse di terrorismo di cui sono stati accusati i No Tav, infatti, i Noa parlano di accuse ridicole, e che queste accuse richiedono una risposta forte e rapida per dimostrare che il loro movimento è un movimento vivo. Allo stesso modo i No Tav accusano i politici e le forze dell’ordine rei di esseri terroristi, e concludono dicendo che loro sono “i partigiani della libertà” e che “è il momento di praticare la lotta armata”.

Il reato ipotizzato nei confronti dei mittenti della lettera è quello di “minacce”. Il documenti viene considerato dagli inquirenti con la massima attenzione. Il fascicolo d’ indagine è gestito personalmente dal procuratore reggente Sandro Ausiello. Il comunicato, per il modo in cui è scritto, è ritenuto più serio e attendibile di altri messaggi che, nel quadro del fenomeno No Tav e più in generale dell’antagonismo,  si sono succeduti nel corso del tempo. Nel testo compaiono infatti secondo la procura, termini riconducibili al lessico delle vecchie Brigate Rosse, mescolati però a valutazioni che sembrano tipiche dell’anarchismo radicale.

Nella lettera infatti è scritto che : “Torino sarà il luogo di partenza per svegliare le coscienze proletarie e rivoluzionarie”. E ancora: “condanneremo a morte il tribunale rivoluzionario insediato per valutare le responsabilità politiche della repressione in atto nei confronti del movimento No Tav in Valsusa”

Il documento fa riferimento, come detto, soprattutto, a quattro persone. E definisce le condanne immediatamente esecutive.

La procura sta facendo tutte le indagini del caso, il documento è al vaglio degli inquirenti, anche perchè negli ultimi mesi il movimento No Tav sembra essersi particolarmente ingrandito e potenziato. Ma soprattutto sembra essersi incattivito, a sentire il pensiero della procura.

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