Il piccolo Lorenzo Zaratta è morto il 30 luglio 2014 per un tumore al cervello a soli 5 anni. Stando ad una perizia fatta proprio dai pubblici ministeri della procura di Taranto, a provocare il cancro furono le polveri e le altre emissioni inquinanti dell’acciaieria.
I familiari del piccolo, ora, hanno presentato, tramite i loro legali, una richiesta di risarcimento, pari a 25 milioni di euro, nei confronti di 9 ex dirigenti ex Ilva Taranto, tutti accusati di omicidio colposo.
Lorenzo è morto per il veleno respirato
Secondo i pm Remo Epifani e Mariano Buccoliero, i dirigenti ex Ilva consentivano la dispersione di poveri e sostanze nocive provenienti dalla lavorazione delle Aree (Parchi ,Minerali, Cokeria, Agglomerati Acciaierie e Gestione Rottami Ferrosi) dello stabilimento siderurgico, omettendo l’adozione di misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali.
Questo avrebbe causato una grave malattia neurologica al piccolo Lorenzo che assumeva sostanze cancerose durante il periodo in cui era nello stato fetale e che avrebbe sviluppato una malattia neoplastica che lo avrebbe condotto alla morte. Il bambino, stando alle carte dell’inchiesta, si era ammalato per aver assunto, quando era ancora nel grembo materno, sostanze velenose a lui trasmesse dalla madre, che lavorava, quand’era incinta, al rione Tamburi. L’indagine ha accertato la presenza di ferro, acciaio, zinco e persino silicio e alluminio nel cervello di Lorenzo.
Il deposito della richiesta di risarcimento
Gli avvocati Leonardo La Porta e Ladislao Massari, per conto dei genitori e del fratellino, hanno depositato la richiesta di risarcimento nella prima udienza preliminare dinanzi al gup Rita Romeo che ha fissato la prima udienza per il 14 ottobre. Entro questa data, le difese dovranno presentare le richieste di riti alternativi, mentre la procura dovrà precisare, nei capi di imputazione, le norme violate dagli imputati che avrebbero causato la malattia e il decesso di Lorenzo.