Linda, massacrata di botte dal suo ex e ridotta in fin di vita: attende il processo da quasi 3 anni

Linda Moberg ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia. Massacrata di botte e ridotta in fin di vita dal suo ex, è in attesa del processo da quasi 3 anni.

Linda, massacrata di botte dal suo ex e ridotta in fin di vita: attende il processo da quasi 3 anni

Linda Moberg è una donna dai bellissimi occhi azzurri che ha avuto il coraggio e la determinazione di raccontare quanto le è accaduto. La donna, a maggio 2019, è stata massacrata di botte dal marito… l’ennesima violenza che l’ha ridotta in fin di vita. 

Linda è stata salvata dal figlio che, rientrato a casa, l’ha trovata in una pozza di sangue, priva di sensi. In casa era presente anche il padre, che stava sul balcone a fumare. Stando alle testimonianze della vittima e dei suoi 2 figli, i maltrattamenti andavano avanti da 20 anni. 

L’accaduto 

Linda, che ha avuto la forza di rivolgersi ad un tribunale per chiedere giustizia, attende l’inizio del processo da quasi tre anni. Si è tenuta solo l’udienza preliminare. A rallentare il tutto, la pandemia e l’assenza per 2 volte di un giudice togato. La prossima udienza è prevista per il 14 febbraio 2022. 

La donna ha dichiarato: “Ricordo che mi ha dato una spinta, mi ha fatto cadere a terra, ha preso un mocio e ha iniziato a picchiarmi con il bastone, ho perso conoscenza”. Un racconto sconvolgente, il suo, da cui si evince tutta la paura che il processo venga archiviato e che il suo ex la passi liscia a causa del continuo rinvio delle udienze.

Il suo carnefice, nel frattempo, è un uomo libero, che non ha ricevuto nessuna misura cautelare, nonostante abbia più volte manifestato l’intenzione di portare a termine ciò che ha iniziato, mentre lei, assieme ai suoi figli, ha dovuto abbandonare la sua casa, vivendo nascosta per paura che il suo ex possa sapere dove vive.

Nel suo caso, prima di arrivare alle mani, l’ex mostrava una gelosia ossessiva, alzava la voce, urlava anche per motivi futili, rompeva oggetti e ribaltava mobili, iimponendole sempre la sua volontà ma Linda ha sottovalutato questi suoi comportamenti, fino a quel terribile giorno di maggio.

Ora sopravvive, senza dimenticare e, specchiandosi ogni mattina, vede la cicatrice sopra il labbro dove l’hanno suturata. Ha sete di giustizia Linda, a nome di tutte le donne uccise o invalide. “Mi sentirò una donna libera se chi mi ha ridotto in fin di vita sarà condannato al carcere”, conclude. 

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