Limbadi, ex moglie della ‘Ndrangheta ridotta in schiavitù da suocera e marito. La donna ora è testimone di giustizia

Ewelina è stata ridotta in schiavitù dalla suocera e dal marito, boss della 'Ndrangheta. La sua denuncia ha portato al rinvio a giudizio del fratello del boss 'Scarpuni' e della suocera, insieme ad altre 2 persone. La donna ora è una testimone di giustizia.

Limbadi, ex moglie della ‘Ndrangheta ridotta in schiavitù da suocera e marito. La donna ora è testimone di giustizia

Ewelina Pytlarz è una donna che vive a Limbadi con il marito Domenico Mancuso e con la sua famiglia. Il suo matrimonio l’ha portata ad essere ridotta in schiavitù e costretta a vivere in condizioni insostenibili, picchiata con calci e pugni. Dopo la denuncia di Ewelina, il marito Domenico Mancuso, 47enne Boss della ‘ndrangheta, e la suocera Giulia Tripodi di 81 anni, sono stati rinviati a giudizio.

Il territorio di Limbadi è attanagliato dalla presenza di una delle più noti e potenti famiglie di ‘ndrangheta. La famiglia Mancuso, tra l’altro, è coinvolta in una recente inchiesta della DDA di Catanzaro in merito alla morte di Maria Chindamo, imprenditrice scomparsa da Limbadi. In base ai racconti di un membro delle famiglia, il pentito Emanuele, sembra che la famiglia Mancuso abbia ucciso la donna il giorno stesso della scomparsa avvenuta nel 2016 e data in pasto ai maiali.

Oggi il Giudice per le Indagini Preliminari del Distretto di Catanzaro, dietro richiesta della DDA, ha disposto il rinvio a giudizio per quattro membri della famiglia Mancuso per i reati da loro commessi ai danni di Ewelyna Pytlarz che attualmente è diventata testimone di giustizia a partire da dicembre 2013.

Le persone a giudizio sono il marito Domenico Mancuso che è il fratello di uno dei più noti Boss di Limbadi, ossia Giuseppe Mancuso chiamato “Pino Bandera”, insieme a lui anche Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni”. Ad entrambi viene contestato il reato di riduzione e mantenimento in schiavitù aggravato dalla modalità mafiosa.

Alla suocera della vittima e madre di Mancuso, Giulia Tripodi, di anni 82 è stato contestato lo stesso reato ossia riduzione e mantenimento in schiavitù aggravato dalla modalità mafiosa. L’inchiesta ha portato anche all’arresto di Roberto Cuturello, 54enne di Limbadi, per il reato di usura, mentre Antonio Agostino di 63 anni è accusato di favoreggiamento in usura.

Continua a leggere su Fidelity News