"Lei ha il cancro", ma le analisi erano sbagliate: risarcito per danni morali

I medici gli avevano diagnosticato un cancro, ma in realtà si era trattato di un clamoroso errore: per questo un uomo è stato risarcito per danni morali. I giudici: "Hanno compromesso il suo benessere".

"Lei ha il cancro", ma le analisi erano sbagliate: risarcito per danni morali

Gli era stato detto che aveva un cancro, ma era tutto falso. E gli ci sono volutio sei anni per riuscire ad ottenere giustizia L’incredibile vicenda arriva da Milano, e risale addirittura al 2009, quando un paziente del Policlinico milanese si sentì dire quelle quattro parole capaci di terrorizzare chiunque si sottoponga ad un certo tipo di esami: “Lei ha il cancro“.

Per la precisione, all’uomo in questione era stato diagnosticato erroneamente un adenocarcinoma infiltrante al colon, un cancro che non lascia speranze di guarigione a chi ne è affetto. Ma lui, ovviamente turbato oltre ogni limite qui riportabile dalla notizia, ha subito voluto approfondire la questione.

E dalle analisi successive è emerso un dato scioccante: il “cancro” in questione annunciato dai medici del Policlinico di Milano, in realtà non era altro che una semplice displasia. Un’inezia in confronto. A quel punto, il paziente non ci ha visto più, ed ha immediatamente fatto causa all’ospedale per l’odissea che è stato costretto a vivere dal momento della notizia, a quello della rettifica.

Furono 15 giorni incredibilmente tristi quelli seguiti alla diagnosi di cancro, che causarono non pochi turbamenti allo sventurato paziente fino a quando non giunse la vergognosa rettifica. Per questa ragione lui, assistito dall’avvocato Stefano Gallandt, aveva portato la vicenda in tribunale; ma in primo grado, ogni accusa venne respinta.

La versione del medico era infatti questa: la diagnosi sbagliata non era imputabile a lui, bensì ad un errore di trascrizione della sua segretaria. Inoltre, il Tribunale di Milano aveva in primo luogo stabilito che l’errore in questione: “Non è andato a ledere l’integrità fisica del paziente, non essendo stato predisposto successivamente, una volta venuto a galla l’errore, alcun intervento chirurgico“.

In altre parole, non essendo stato operato – quindi coinvolto fisicamente dalla svista del medico – l’uomo non poteva chiedere alcun genere di risarcimento. Come se tutta la depressione e l’inferno psicologico derivante da una notizia del genere fossero interamente ininfluenti.

Il paziente però ha immediatamente fatto ricorso contro questa sentenza, ed in secondo grado la Corte d’Appello ha finalmente ribaltato il verdetto: la diagnosi sbagliata di cancro al colon ha compromesso: “L’equilibrio psichico della persona“, ed ha pertanto leso “il diritto alla salute nella sua più ampia accezione, come diritto al benessere psico-fisico“.

Il paziente ha così ottenuto un risarcimento da parte dell’ospedale stimato in 22.000 euro, a causa della “prostrazione e della sofferenza patite per essere stato costretto a vivere con la certezza di essere gravemente malato, senza speranze di sopravvivere al tumore“.

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