Un episodio di esclusione abitativa consumatosi a Lecce sta sollevando un’ondata di indignazione e proteste. Una studentessa salentina, dopo aver trovato un alloggio da condividere con altre ragazze, si è vista negare l’accesso alla stanza già concordata nel momento in cui la proprietaria ha appreso della sua identità di genere.
La decisione, motivata dalla presunta preoccupazione di non voler “avere problemi con i genitori delle altre coinquiline”, è stata duramente contestata dalle associazioni Lgbtiqia+ e da numerose personalità politiche. La vicenda, resa pubblica dalle realtà associative attive sul territorio, è stata immediatamente bollata come un chiaro caso di discriminazione transfobica. “È inammissibile che nel 2025 si neghi a una persona il diritto alla casa a causa di pregiudizi legati all’identità di genere”, hanno dichiarato in una nota congiunta le associazioni Lgbtqia+, che si sono strette attorno alla giovane vittima dell’accaduto, esprimendole solidarietà e sostegno.
Il comunicato ribadisce inoltre che tale comportamento non solo è moralmente inaccettabile, ma rappresenta una violazione delle norme italiane ed europee contro le discriminazioni. Sul piano normativo, infatti, la Costituzione italiana e le direttive dell’Unione Europea garantiscono il diritto all’alloggio e vietano ogni discriminazione, compresa quella fondata sull’identità di genere.
Anche le più recenti pronunce giurisprudenziali sottolineano con fermezza l’illegittimità di comportamenti di questo tipo. Le associazioni hanno dunque chiesto un intervento chiaro e deciso da parte delle istituzioni locali, affinché episodi simili non restino impuniti e si promuova attivamente una cultura del rispetto e dell’inclusione. Alle voci della società civile si sono unite anche quelle di esponenti del mondo politico.
Tra i primi a intervenire il deputato Alessandro Zan, il consigliere regionale del Partito Democratico Francesco Paolicelli, l’assessore Sebastiano Leo e il presidente della Provincia di Lecce, Stefano Minerva. Proprio quest’ultimo, con una nota ufficiale, ha definito l’episodio “un atto di intolleranza gravissimo” e ha sottolineato il dovere delle istituzioni di contrastare ogni forma di discriminazione attraverso l’educazione al rispetto e alla parità.
Il consigliere regionale Paolicelli, da parte sua, ha rilanciato l’importanza della piena attuazione della legge regionale contro le discriminazioni, frutto di un lavoro congiunto tra amministratori e associazioni: “La casa è un diritto, l’identità si rispetta, la dignità non si nega”, ha affermato. Una presa di posizione che intende andare oltre le parole, per promuovere azioni concrete e strutturali. L’episodio di Lecce non è solo una ferita per la ragazza coinvolta, ma un campanello d’allarme su quanto ancora resti da fare per garantire pari diritti e opportunità alle persone transgender nel nostro Paese. La speranza è che la condanna pubblica e istituzionale non resti fine a sé stessa, ma si traduca in misure capaci di prevenire nuovi episodi e di costruire una società autenticamente inclusiva.