Lecce in lutto: è morto Walter, l’uomo con la sindrome di Down più anziano d’Italia

Lecce piange la scomparsa di Walter che, a 69 anni, era l'uomo con la sindrome di Down più anziano d'Italia. Adottato dal suo quartiere, il rione Casermette, l'uomo era amato da tutti.

Lecce in lutto: è morto Walter, l’uomo con la sindrome di Down più anziano d’Italia

Il cuore di Walter, che con i suoi 69 anni era l’uomo con la sindrome di Down più anziano d’Italia, ha smesso di battere e tutta Lecce, in queste ore, piange la scomparsa di “Mesciu Valtere”, come tutti lo chiamavano; una persona squisita,che si faceva voler bene da tutti. 

L’uomo viveva nel rione Casermette, alla periferia ovest de capoluogo salentino, che lo aveva adottato, prendendo a cuore la sua storia che aveva commosso l’ Italia intera per via del suo guinness anagrafico ma, soprattutto, per la sua contagiosa simpatia. Walter, infatti, con la sua età, aveva spodestato i suoi “colleghi” di Agrigento e Caserta. 

La storia di Walter

Fino a qualche tempo fa, Walter usciva a piedi, da solo, per le vie del rione, raggiungendo il bar per giocare una partita a carte con gli amici o per sorseggiare un drink ma poi le sue condizioni di salute sono peggiorate. Walter aveva lavorato sin da piccolo in un’officina meccanica e il suo datore di lavoro ha più volte voluto ricordare la sua capacità di conoscere perfettamente tutti gli arnesi del lavoro,dopo nemmeno un mese dall’assunzione.

Walter ha militato nella squadra locale di calcio, diventandone una mascotte per tutto il campionato regionale per circa 30 anni. A ogni partita vestiva la maglia della sua squadra del cuore, il Lecce, recandosi negli spogliatoi a fare il riconoscimento. Ha lavorato la terracotta e si è innamorato di una barista del posto a cui regalava sempre dei salvadanai realizzati da lui, sognando di sposarla.

Ha vissuto fino alla fine nella casa di famiglia insieme alle sue sorelle, circondato dall’affetto dai suoi nipoti e pronipoti e da tutti gli abitanti del quartiere che andavano a fargli visita o a portargli qualcosa da mangiare. Una delle sue sorelle ha detto: “Ha ricevuto tantissimo affetto dalla famiglia, le persone del posto lo aiutavano ad attraversare la strada, gli compravano i panini, gli volevano tutti bene“, mentre un’altra ha affermato: “È sempre stato un tipo giocherellone, a cui piaceva ridere e scherzare. Chiunque lo incontrava lo abbracciava”. 

Ora un’intera comunità piange la sua improvvisa scomparsa… una comunità solidale, compatta, in cui era ben integrato, contrariamente a tutti coloro che, bastardamente, liquidano chi, ai loro occhi, appare “diverso”. Le aspettative di vita delle persone affette da trisomia 21 sono in crescita. Se negli anni 50′ solo il 27% dei Down superava i 20 anni, oggi l’aspettativa si assesta sui 62 anni in Italia e sui 58 negli Stati Uniti.

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