Lecce, delitto di via Montello: per De Marco è ergastolo

Si tratta della coppia di fidanzati barbaramente assassinati la sera del 21 settembre 2020 nella loro abitazione di via Montello a Lecce, dove si erano appena trasferiti. Commozione tra i famigliari delle vittime.

Lecce, delitto di via Montello: per De Marco è ergastolo

Ergastolo. Questa è la parola che i giudici questa mattina 7 giugno hanno pronunciato nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola a Lecce nei confronti di Antonio Giovanni De Marco, il 22enne ex studente di infermieristica nel capoluogo salentino accusato dell’omicidio di Eleonara Manta e Daniele De Santis, i due giovani fidanzati assassinati nella loro casa di via Montello, dove si erano appena trasferiti per cominciare una convivenza. 

Quella sera doveva essere spensierata per Eleonora e Daniele, lei impiegata presso gli uffici dell’Inps di Brindisi, lui un noto arbitro di calcio a livello nazionale. La cena era a tavola quando all’improvviso un individuo si presentò in casa, cogliendo i due di sorpresa. Quella persona era proprio lui, De Marco, ex inquilino di quella stessa casa. Aveva ancora con sè probabilmente una copia delle chiavi. Il 22enne scagliò sulla coppia ben 78 coltellate, massacrando entrambi, poi fuggì dall’abitazione. Dopo una settimana e complesse indagini, i carabinieri raggiunsero De Marco presso l’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove frequentava un tirocinio, arrestandolo. Oggi nei suoi confronti è arrivata la sentenza. 

La sentenza

Nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola questa mattina, come già detto, si è tenuta la sentenza che ha condannato all’ergastolo Antonio De Marco, originario di Casarano. Nei suoi confronti sussistono non solo gravi indizi di colpevolezza, ma secondo i giudici il giovane era capace di intendere e volere al momento del delitto. 

Un omicidio orrendo che ha segnato profondamento il Salento, e non solo. La perizia svolta all’epoca dei fatti da Andrea Balbi, psichiatra e psicoterapeuta, professore presso La Sapienza di Roma, e da Massimo Marra, neurologo e criminologo clinico, in servizio presso l’ospedale Francesco Ferrari di Casarano (entrambi incaricati dal Tribunale di Lecce) dimostrò che De Marco quella sera, attorno alle 20:30, era lucido quando commise il delitto. Su dei foglietti persi per strada avrebbe anche segnato il tragitto da percorrere per non essere visto, ma non aveva fatto i conti con le telecamere della zona, che lo hanno immortalato mentre procedeva a passo spedito allontandosi dal luogo del misfatto. 

I legali di De Marco, Andrea Starace e Giovanni Bellissario, avevano chiesto alla Corte una perizia ex novo. Ma la loro proposta avanzata, per ben due volte nel processo, non è mai stata accolta. Alle lettura della sentenza la mamma di Eleonora è scoppiata in un pianto disperato, e vista la situazione è stata fatta uscire dall’aula. Un dolore ancora troppo grande, difficile da rimarginare per i genitori di Eleonora e Daniele. 

Secondo il pm Maria Consolata Moschettini, che ha seguito le indagini, De Marco “si sentiva in credito col mondo per non essere felice e quindi avrebbe ucciso chiunque. Ma se l’intento criminoso all’inizio era vago, poi viene circoscritto, perché il 7 agosto lo stesso De Marco scrive di voler eliminare Daniele. Per lui covava odio, gli stava antipatico perché era felice e tale felicità ha scatenato il ‘furore narcisistico’. Non c’è stato pentimento, alcuna pietas per le vittime” – queste le parole del magistrato inquirente. Ai famigliari delle vittime andrà una provviggionale di 100mila euro a testa.

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