Lecce, 11 dosi di vaccino somministrate in 8 mesi: militare muore di leucemia

Lo conferma la Corte di Cassazione, anche se il suo avvocato precisa che di per sé il vaccino non va demonizzato. La somministrazione sarebbe stata troppo ravvicinata.

Lecce, 11 dosi di vaccino somministrate in 8 mesi: militare muore di leucemia

Un militare è deceduto a causa di una leucemia fulminante dopo la somministrazione di 11 dosi di vaccino in soli 8 mesi. Lo conferma con una sentenza la Corte di Cassazione, che ha stabilito un nesso tra la comparsa della malattia e il decesso dell’uomo.

La vittima prestava servizio come volontario in ferma breve dell’Esercito ed era originario di Gallipoli, in provincia di Lecce. L’avvocato della famiglia del militare precisa che si tratta della prima causa del genere che viene portata in Cassazione e vinta, per cui rappresenta un precedente per circa 3.000 militari colpiti da linfoma durante il servizio.

I fatti risalgono a 12 anni fa

Bisogna precisare che i fatti di cui stiamo parlando si sono verificati 12 anni fa. Era infatti il 1999 quando il giovane militare si arruolò nel corpo dell’Esercito. All’epoca fu inviato in servizio a Civitavecchia, in provincia di Roma. Nulla però lasciava quanto sarebbe successo di lì a breve. Come da protocollo il militare venne sottoposto a tutti i controlli medici del caso e alle vaccinazioni di rito, quando improvvisamente comincia a stare poco bene accusando febbre e debolezza. La stessa famiglia si è subito preoccupata, anche perché prima di arruolarsi il giovane stava bene e pare non avesse nessuna patologia degna di nota.

A questo punto i famigliari decidono di sottoporlo a tutti gli esami necessari dai quali emerge una diagnosi chiara: leucemia. Fino ad aprile del 2000 all’allora 21enne vengono somministrate, come già detto, 11 dosi di vaccino, poi, dopo neppure un anno, il ragazzo perde la vita. L’avvocato della famiglia del giovane scomparso ci tiene a precisare che non vanno demonizzati i vaccini: ciò che è sbagliato, per il legale, sarebbe la loro somministrazione troppo ravvicinata.

La battaglia legale

I genitori del giovane e l’avvocato hanno dovuto affrontare in questi anni una battaglia legale lunga ed estenuante. C’è stato infatti un primo ricorso presso il Tribunale di Lecce, poi sulla vicenda si espresse la stessa Corte D’Appello, che riconobbe il nesso di casualità tra l’insorgenza della malattia letale e le vaccinazioni ravvicinate. Tale nesso è stato anche ribadito nell’ultima sentenza della Cassazione del 25 novembre scorso.

La battaglia comunque è vinta solo in parte. Adesso si dovrà stabilire se alla famiglia spetta un indennizzo da parte del Ministero della Salute pari a 65.000 euro. “Nessuna cifra potrà ripagare il dolore di una famiglia che ha perso il proprio figlio in pochi mesi” – questo il commento dell’avvocato. Su questo punto però la Cassazione si è orientata in maniera diversa, accogliendo il ricorso presentato dal Ministero della Salute, il quale ritiene che ai genitori non spetterebbe nulla in quanto la vittima aveva residenza nella stessa casa. Dal Ministero spiegano che il giovane non manteneva i genitori, che risultavano quindi “i soli superstiti a carico delle persone decedute”. La Cassazione ha inviato dunque gli atti alla Corte d’Appello affinché quest’ultima effettui una nuova valutazione su questo punto.

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