Le scene erotiche decorano il carro di Pompei

In passato, la città distrutta dal Vesuvio, venne ritenuta una città viziosa dedita al sesso libero e alla perdizione, in virtù della presenza dei lupanari dove esercitavano le meretrici.

Le scene erotiche decorano il carro di Pompei

Pompei continua a consegnare alle pagine della storia dei tesori inestimabili, come quello del grande carro di parata a quattro ruote, di cui erano stati già rinvenuti i corpi intatti di due uomini e i resti di tre cavalli, tra cui un equino bardato, nel porticato antistante la stalla presso la villa di Civita Giuliana.

Il carro processionale potrebbe essere identificato come un “pilentum”, ovvero un veicolo utilizzato nel mondo romano dalle sacerdotesse in contesti cerimoniali o potrebbe trattarsi di un carro usato per rituali legati al matrimonio, per condurre la sposa nel nuovo focolare domestico. La città fondata dagli etruschi e rinnovata in colonia romana aveva già riportato alla luce dei veicoli per il trasporto agricolo e di uso quotidiano, tra cui quello della casa del Menandro e i due carri rinvenuti a Villa Arianna.

Il carro integro caratterizzato da elementi in ferro, decorazioni in bronzo e stagno, resti lignei mineralizzati, e impronte di elementi organici, come corde resti vegetali è fortunatamente scampato allo scellerato saccheggio dei tombaroli, essendo stato praticamente sfiorato da due cunicoli scavati clandestinamente per oltre 5 metri di profondità.

La seduta è contornata da braccioli e schienale metallici, ed era stata concepita probabilmente per il trasporto di una o due persone. Mentre il cassone è riccamente decorato sui due lati lunghi con lamine bronzee intagliate e pannelli lignei dipinti in rosso e nero, mentre il retro è impreziosito da una serie di medaglioni in bronzo e stagno su cui sono raffigurate scene erotiche, con Satiri e Ninfe.

In passato, la città distrutta dal Vesuvio venne ritenuta una città viziosa dedita al sesso libero e alla perdizione, in virtù della presenza dei lupanari dove esercitavano le meretrici, con il ritrovamento di oggetti pornografici, sculture erotiche, ceramiche scabrose, e raffigurazione oscene del Dio Priapo, il dio sessuale per eccellenza, tema caro anche alle sculture lascive che adornano i templi sacri e sensuali di Khajuraho in India.

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