L’avvocato Laura Sgrò: "Emanuela Orlandi fu rapita per essere usata come arma di ricatto contro il Vaticano"

Sono passati 38 anni dal rapimento di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita in circostanza mai chiarite. Per il legale della famiglia Orlandi, la soluzione del mistero è dentro le mura leonine

L’avvocato Laura Sgrò: "Emanuela Orlandi fu rapita per essere usata come arma di ricatto contro il Vaticano"

Emanuela Orlandi aveva 15 anni quando sparì la sera del 22 giugno 1983 a Roma, dando inizio a un giallo che dura ormai da 38 anni. Il motivo della sua sparizione non è mai stato chiarito, anche se tutto porta a indicare che quello della Orlandi fu un rapimento usato come arma di ricatto contro il Vaticano. Ne è convinta l’avvocato della famiglia Orlando, Laura Sgrò, secondo cui Emanuela fu sequestrata per diventare strumento di un ricatto che è ancora attuale.

Emanuela Orlandi era una cittadina vaticana, figlia di un impiegato della Santa Sede molto vicino al papa che, mai come in quella occasione, si mosse in prima persona per chiedere la liberazione della quindicenne. Un caso simile nella storia della Chiesa non si era mai verificato e che portò a pensare che la soluzione del giallo fosse tutto interno alle mura leonine. Chi rapì Emanuela Orlandi e per quale ragione? La ragazza sparì dopo essere uscita dalla parrocchia di Sant’Apollinare dove era solito recarsi per suonare il flauto nell’orchestra musicale della chiesa.

Le ipotesi sulla sua sparizione si avvallarono una sopra l’altra, come i depistaggi che ne seguirono. Si ipotizzò un rapimento da parte dei servizi segreti dell’Est Europa che volevano scambiare la ragazza con Alì Agca, l’attentatore del papa. Ma questa pista fu abbandonata per essere sostituita del sospetto che la giovane fosse finita al centro di un gioco di ricatti tra lo Ior, la banca vaticana, e i poteri occulti che in quella banca riciclavano il loro denaro sporco. L’ultima tesi avanzata fu quella del compianto padre Amorth, secondo cui la giovane fu vittima di un caso di pedofilia dentro la Sante Sede.

Qualsiasi sia la verità, l’unica certezza, per l’avvocato Sgrò, è che Emanuela fu rapita da qualcuno per trarre vantaggio rispetto a qualcosa. Una circostanza che determinò tutta una serie di intrecci per i quali esiste ancora l’obbligo del segreto perché eventuali rivelazioni sul quel rapimento potrebbe coinvolgere nomi importanti ancora viventi o altri che, pur essendo morti, potrebbero far luce su fatti storici che devono restare segreti. L’avvocato della famiglia Orlando si dice sicura che la Banda della Magliana ebbe un ruolo attivo nel rapimento, anche se fu un ruolo secondario, di manovalanza criminale, semplice esecutori di ordini superiori.

La Sgrò si ricollega alle rivelazioni fatte ai magistrati di Sabrina Minardi, amante di Renato De Pedis, boss della Banda della Magliana morto in un agguato nel 1990 e il cui corpo fu sepolto proprio in una delle cripte del Vaticano. Le sue dichiarazioni, per il legale, nascondevano un fondo di verità, tenuto conto che il gruppo criminale a quel tempo aveva importanti collegamenti nel Vaticano e che rapì Emanuela per fare un favore a qualcuno che si trovava proprio nelle stanze della Santa Sede. “Noi battiamo la pista delle responsabilità interne allo Stato del Vaticano. Perché tutte le informazioni che ci giungono, indicano quella direzione”, ha concluso la Sgrò avvallando un’ipotesi su un mistero che dura da quattro decenni e su cui molti hanno l’interesse a metterci una pietra tombale.

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