L’anestetista non voleva essere disturbata: madre finisce in coma dopo il parto

Caterina Viscomi entrò in coma il 6 maggio 2014 dopo avere dato alla luce un bambino, perché l'anestesista fece togliere il volume dei macchinari e nessuno ravvisò che la donna era in debito d'ossigeno. Ora il marito vuole la verità.

L’anestetista non voleva essere disturbata: madre finisce in coma dopo il parto

Continua a rilento la ricerca della verità per la vicenda di Caterina Viscomi, ed un nuovo, terrificante tassello si è unito al quadro generale di una vicenda sempre più raccapricciante. Era il 6 maggio 2014 quando Caterina, oncologa di professione, entrò in coma dopo aver dato alla luce Aldo, il suo primogenito. Nessuno infatti si accorse che la donna stava andando in debito di ossigeno.

Le indagini hanno portato alla luce una verità orribile: il motivo per cui l’anestesista non ha ravvisato il fatto che Caterina Viscomi non fosse più in grado di respirare, era il fatto che il volume della strumentazione fosse stato passato da “meccanico” a “manuale“.

Il motivo di un’iniziativa del genere proprio mentre l’ospedale era in piena attività poi, è ancora più assurdo: tutto è da ricercarsi nei capricci di Loredana Mazzei, l’anestesista di turno, che “non sopportava il rumore dei macchinari” e così era solita silenziarli, per non disturbare le sue orecchie.

Peccato però che quei suoni fossero necessari ad avvertire i medici quando avveniva una riduzione della saturazione di ossigeno. E nel caso di Caterimna, questo non è avvenuto. Così la donna da quello che doveva essere il giorno più bello della sua vita – quello della nascita del suo primo bambino – è ancora in coma.

La prima inchiesta si era arenata dopo la morte dell’imputata, l’anestesista Loredana Mazzei, che ora non potrà più pagare per il suo crimine. Ma il marito Paolo Lagonia e l’avvocato Giuseppe Incardona si sono opposti all’archiviazione, chiedendo che venga fuori tutta la verità su quella tragedia.

In particolare, il legale della famiglia ha richiesto che venga resa pubblica la storia professionale della dottoressa Mazzei, comprese le patologie di cui soffriva, in quanto era nota ai suoi colleghi per il suo “misticismo esagerato“.

Ad esempio prima di un intervento, ha spiegato Raffaele Billa, ex collega della Mazzei del reparto di ostetricia e ginecologia: “ha poggiato una immagine della Madonna sul petto di un bambino, e ha invitato la madre a pregare prima dell’intervento, dicendo che se fosse andato male la Madonna avrebbe portato il figlio in cielo, così diventava un angelo“.

Questo era dunque lo stato psicologico della Mazzei, ed ora il marito di Caterina Viscomi sta lottando con tutte le sue forze affinché l’inchiesta non venga archiviata, e possano emergere tutte le colpe dell’ospedale e degli altri medici che: “in concorso con la Mazzei, dovrebbero rispondere del danno neurochirurgico subito da mia moglie“.

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