La Ziliani soffocata nel sonno, indagate le 2 figlie e il fidanzato della maggiore

I risultati dei test confermano che Laura Ziliani è stata soffocata nel sonno, i 3 giovani sono indagati per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.

La Ziliani soffocata nel sonno, indagate le 2 figlie e il fidanzato della maggiore

Omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Questa è l’accusa per le 2 figlie e il fidanzato della maggiore, per avere soffocato nel sonno e occultato il cadavere di Laura ziliani, 55 anni, ex vigilessa, vedova, esperta di trekking. La sua presunta morte a seguito di un incidente mentre passeggiava nei boschi di Temù, in Valcamonica, la mattina dell’8 maggio, non ha convinto gli inquirenti. 

Attualmente si trovano in regime di detenzione carceraria due delle tre figlie di Laura, ossia Paola e Silvia Zani, 19 e 27 anni, e il fidanzato della maggiore, Mirto Milani, laurea in psicologia, sopranista iscritto al Conservatorio di Milano.

Un omicidio “frutto di un piano a lungo premeditato”: i 3 giovani hanno ucciso Laura “al fine di appropriarsi del patrimonio familiare” per  goderne i frutti. Determinanti sono i risultati degli esami tossicologici effettuati dall’istituto di medicina legale dell’ospedale Civile di Brescia: nel corpo della ex vigilessa sono state trovate tracce di bromazepam.

Per i consulenti del pm “è possibile ritenere che al momento del decesso la donna si trovasse sotto l’influenza di tale composto, anche potenzialmente idoneo a comprometterne la capacità di difesa rispetto a insulti lesivi esterni”. L’assenza di segni sul corpo ha determinato l’ipotesi che si sia trattato di un soffocamento non violento: in stato semi-comatoso è bastato chiudere energicamente le narici di Laura, non più in grado di reagire, piuttosto che appoggiarle un cuscino sul volto. Si attende la relazione finale del medico legale per mettere un punto su questo vicenda.

Si pensa che il cadavere di Laura sia stato occultato in un luogo che ne ha permesso una discreta conservazione per tre mesi; infatti, dall’autopsia “appare poco probabile sia rimasto per un lungo periodo nelle condizioni ambientali che caratterizzavano il luogo del ritrovamento”. Ma ancora non è stato possibile ricostruire il luogo di occultamento del cadavere. Le sorelle, dopo la loro apparizione in  Tv per lanciare l’appello (imploravano singhiozzando chiunque avesse informazioni sulla madre) si sono chiuse in un silenzio sospetto. Anche Mirto, pensando di essere indagato, si sfogò con Don Andrea Pedretti, parroco di Roncola San Bernardo: “Io non c’entro niente, gli inquirenti mi stanno rovinando la vita”. E sempre Mirto a fine maggio, durante un colloquio al telefono con un amico, insinuò che Laura avesse messo in scena la sua morte per scappare dai creditori e che stesse “facendo la bella vita” da qualche parte nel mondo.

Sempre i tre giovani indagati avrebbero messo la scarpa destra di Laura (trovata il 23 maggio) lungo il percorso e occultato la scarpa sinistra (recuperata due giorni dopo) tra i rovi per farla sparire; inoltre, gettarono un paio di jeans nel torrente Fiumeclo. Hanno resettato i telefoni e dichiarato sul dispositivo della madre: “Stava smanettando con lo smartphone prima di uscire”, verso le sette. Ma il telefonino non ha generato traffico a quell’ora. Ed inoltre, l’app contapassi si era messa in funzione dopo le otto, il cellulare è stato trovato in cantina, dove non c’è campo.

Il procuratore di Brescia, Francesco Prete dichiara: “Ci troviamo di fronte a un’indagine indiziaria, ma mesi di investigazioni hanno portato a ribaltare l’ipotesi della scomparsa e della morte naturale, la nostra è un’ipotesi che riteniamo fondata”.

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