La “truffa del catalogo”, vinta la battaglia a Viareggio

Costrette a comprare merce per oltre 18 mila euro, 3.090 l'anno. Madre e figlia -di Massarosa- ingannate da un venditore porta a porta di un'azienda con sede a Vigonza.

La “truffa del catalogo”, vinta la battaglia a Viareggio

Metta una firma qui, serve solo per la consegna del catalogo“. Parole rassicuranti tanto più che l’incaricato stava seduto comodo sul divano di casa, sembrava fosse uno di famiglia, ed invece stava mettendo a segno la “truffa del catalogo”. La 30enne Erika Filippi (nella foto) e la madre, entrambe di Massarosa (LU), non avevano capito che in realtà quella firma le avrebbe impegnate ad acquistare merce per 5 anni, dovendo sborsare 3.090 euro più Iva ogni anno. In Toscana è successo a molti. Firmare per un catalogo ha il sapore del “nulla”, ma non è così. 

Erika Filippi ha raccontato che tutto è cominciato da una telefonata: “Mi ha contattato un call centre, la telefonista ci propone di farci arrivare a casa un catalogo di accessori per la casa senza impegno d’acquisto. Abbiamo accettato di buon grado“. E’ bastato qualche giorno e il catalogo è arrivato consegnato personalmente da un incaricato della Drs House Srl, di Vigonza (PD)

L’incaricato ha cominciato con il raccontarsi nella fatica del mestiere per poter guadagnare qualcosa, confidenze che hanno creato un’atmosfera di famiglia, un clima di fiducia. Intanto le due donne sfogliando il giornale, s’accorgono degli sconti e della varietà dei prodotti. Erika racconta: “L’addetto ci dice che l’azienda, non avendo un punto vendita, si può permettere di abbassare il prezzo dal 30 al 50%“.

Erika è stata poi invitata a firmare di aver ricevuto il catalogo, perchè di lì a pochi giorni un supervisore avrebbe controllato se la consegna fosse avvenuta. Si trattava di una formalità, nonostante ci fosse scritto che ci sarebbero stati da pagare tremila euro, o poco più, ma non sarebbero state obbligate, l’incaricato glielo aveva assicurato.

Dopo tre settimane circa si è fatto vivo un altro signore della ditta, meno accomodante del primo chiedendo alle due donne cosa avevano pensato di acquistare. Mentre lo guardavano sbigottite – la madre di Erika era ormai in lacrime -, si son sentite dire che avevano sottoscritto il contratto e che avrebbero dovuto spendere la stessa cifra per altri 5 anni, aggiungendo: “O la merce o si va per avvocati“. Il timore di avviare una causa, per le modeste condizioni della famiglia, fa mettere insieme le voci per un ordine il primo e anche l’ultimo per un favore ricevuto.

Erika, decisa a non piegarsi e ad uscire dall’incubo, il giorno dopo si è rivolta a Federconsumatori di Viareggio. Con l’aiuto dell’avvocato Fabio Coppolella ha contesta l’acquisto avvalendosi del diritto di recesso, così come è previsto dal Codice del Consumo. Partita la raccomandata è apparso il primo articolo sul Tirreno, il contratto di vendita è stato annullato insieme alla rinuncia di qualsiasi pretesa.

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