La storia di Michele, guarito dal Covid: "Vorresti strapparti il petto"

Michele Cannavacciuolo risiede a Ticciano, una frazione di Vico Equense, in provincia di Napoli. La cittadina è stata duramente colpita dal coronavirus. Una ipotermia ha portato Michele vicino alla morte, lui ringrazia uno ad uno tutti i medici.

La storia di Michele, guarito dal Covid: "Vorresti strapparti il petto"

Quella che arriva dalla provincia di Napoli è una storia che ci fa capire di quanto possa essere grave la malattia Covid-19, provocata appunto dal coronavirus Sars-CoV-2. Michele Cannavacciuolo, residente nel piccolo borgo di Ticciano, una frazione di Vico Equense, ha avuto una bruttissima esperienza con la malattia, e a Fanpage ha raccontato tutto il suo calvario. Un calvario che è cominciato quando l’uomo ha cominciato ad avvertire i primi sintomi. 

Michele ha raccontato che tutto comincia come se fosse una normale influenza, poi con il passare dei giorni si sentono dolori alle articolazioni, febbre e dolori ai nervi. Poi ad un certo punto si comincia ad avere una vera e propria “fame d’aria” e non si riesce a respirare più bene. A casa di Cannavacciuolo si presenta un medico dell’unità Usca proveniente da Gragnano e vedendolo così decide subito che Michele doveva essere ricoverato in ospedale. Il sanitario a quel punto “si mette in contatto con il 118 per un urgente soccorso – quel giorno la mia saturazione oscillava tra 75 e 85 (la condizione ottimale è da 90 in poi) – dalla centrale avvisano che l’unica ambulanza è senza medico e non predisposta per il COVID. Allora il dott. Esposito (questo il cognome del sanitario ndr) si è offerto di accompagnarmi lui stesso al pronto soccorso di Sorrento” – così racconta Michele. 

L’arrivo in ospedale e il rischio di morte

Arrivato al Pronto Soccorso, Cannavacciuolo assiste ad una diatriba tra il medico che lo aveva accompagnato e il responsabile dello stesso Pronto Soccorso, che inizialmente si sarebbe rifiutato di soccorrerlo. Dopo qualche ora, e dopo aver minacciato di chiamare i carabinieri, l’uomo è stato ricoverato.

Qui è stato portato in una “sorta di garage” dove c’era “un bagno praticamente inutilizzabile, sporcizia un po’ ovunque, mancanza di mobilio: un letto, una sedia e basta; una situazione al limite dell’abitabilità. Comunque hanno cominciato immediatamente a prendersi cura di me: ossigeno, esami del sangue, indagini a tappeto, tra cui alcune dolorosissime come il prelievo per emogas arteriosa (dal polso)” – questo è uno dei passaggi forti del racconto che Cannavacciuolo ha fatto ai colleghi di Fanpage. Per questo ha ringraziato tutti quei medici e infermieri, veri e propri angeli, che sono costretti a lavorare in queste condizioni e in strutture spesso non adeguate. Dopo pochi giorni Michele viene trasferito all’ospedale di Boscotrecase.

Il Covid-19 è una malattia subdola, alla quale bisogna stare molto attenti. Michele rivolge un appello a chi continua a non credere a questa malattia. Lui può ritenersi un miracolato.”Questo mostro esiste e fa male, malissimo, uccide! Vorrei che tutti quegli imbecilli che si ostinano a negarlo andassero a farsi un giro in uno di questi reparti, senza fare niente, guardando le persone a pancia sotto per ore, senza potersi muovere, gli intubati immersi in un sonno artificiale; la febbre che fa saltare sul letto come indemoniati. Le braccia segnate da segni profondi, l’impossibilità di trovare una vena utile per inserire la flebo e prelievi infiniti” – così afferma senza remore Cannavacciuolo, che ha dichiarato di essersi sentito aver voluto “strapparsi il petto” a causa della mancanza di ossigeno.

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