La neve che non si scioglie, tra bufala e chimica

Da qualche giorno nel web impazza una novità sconvolgente: la neve che non si scioglie. Ma a chi grida per le scie chimiche ecco la risposta: Scienza. Semplice chimica che si studia alle elementari

La neve che non si scioglie, tra bufala e chimica

Da qualche giorno, nel web, girano strane voci. La neve che non si scioglie.

Ovviamente ci sono i “complottisti” che urlano allo scandalo e danno la colpa alle famose scie chimiche, ai rettiliani, alla nonna seduta davanti al camino. Ma quello che non si sa è che ciò che sta succedendo è perfettamente naturale e non è parte di nessuna teoria cospirazionale di alcun tipo.

Non ci sono alieni che stanno per invaderci, o microchip nascosti nei cristalli di ghiaccio.

Nessun mistero, non c’è trucco non c’è inganno: è semplice chimica.

Tutti noi conosciamo i tre stati dell’acqua: solido, gassoso e liquido. Solitamente il passaggio avviene dallo stato solido a quello  liquido e infine, tramite evaporazione: gassoso.

Ce n’è però un quarto chiamato: sublimazione. Ovvero la transizione diretta da solido a gassoso. Pensate, per esempio, al ghiaccio secco.

La neve naturale può sublimare al di sotto del punto di congelamento a condizione di una particolare pressione . Questo accade  quando fa freddo e c’è aria secca, esattamente come è successo questo inverno.  Il processo inverso si chiama: deposizione. Quando l’acqua allo stato gassoso  passa allo stato solido. I fiocchi di neve.

La palla di neve che sta girando su facebook e social vari, può sembrare molto densa, ma è semplicemente un agglomerato di particelle con un’ampia superficie e quando essa entra in contatto con una fonte di calore elevata (come un accendino, una torcia o del fuoco in generale) ecco  che questa salta lo stato liquido ed evapora.

Per chi non fosse ancora convinto e si domanda: E i segni neri bruciacchiati? Quelli non sono altro che il residuo del combustibile che non è stato bruciato completamente.

Volete ancora qualche prova? Prendete una maglietta, bagnatela, e poi esponetela a temperature sotto lo zero.

Per cui non correte a indossare cappellini di stagnola ma state tranquilli.

Per il momento siamo ancora salvi.

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