Sono partiti numerosissimi controlli a tappeto sulle cave del Trentino. L’Antimafia, infatti, ha disposto che vengano controllate centinaia di operazioni bancarie. A destare il sospetto che la ‘Ndrangheta abbia messo le mani sulle cave del Trentino, da una parte è stato il movimento sospetto di ingenti somme di denaro che ha indotto gli inquirenti a pensare che si trattasse di una forma di riciclaggio di denaro.
Dall’altra, la denuncia fatta da Marco Galvagni, funzionario comunale di Lona Lases che, in una relazione sul suo paese, dichiara: “la mafia calabrese si è aggrappata alla pietra”. Parliamo di un male invisibile, infatti la ‘Ndrangheta lavora in modo occulto. Trento è in cima alle classifiche quando si parla di qualità della vita, e forse questo è proprio uno dei principali motivi per il quale la ‘ndrangheta è arrivata fino qui.
Il primo segnale è il numero ingente di operazioni bancarie e finanziarie registrate nei primi sei mesi del 2017, oltre 870. La DIA (dipartimento investigativo antimafia) ha richiesto maggiori approfondimenti e ha segnalato controlli per ben 903 operazioni solo per la provincia di Trento.
Questi ovviamente, al momento, sulla carta restano ancora numeri, ma ci sono comunque storie certificate che nessuno probabilmente mai avrebbe creduto di sentire in questo territorio.
Proprio come quella raccontata da Marco Galvagni, segretario comunale di Lona Lases (piccolo comune italiano che conta circa 875 abitanti), che si è spinto a denunciare numerosi sindaci della zona. Galvagni dichiara che “è proprio alla pietra che si è aggrappata la mafia calabrese“.
Nella sua denuncia,Galvani conferma lo sbarco della ‘ndrangheta dietro al business delle cave. Sempre secondo il Galvani, sarebbe iniziato tutto nell’Agosto 2014 quando, in Spagna, viene sequestrato un carico di porfido e cocaina. Alcune delle società responsabili di quella spedizione operavano ed erano ben note in Trentino. Da lì, spulciando sulle imprese del proprio paese, scopre che molte erano gestite da immigrati calabresi.
Nel rapporto trasmesso ai magistrati viene fuori anche il nome della società di Marmirolo Porfidi, già assurta agli onori della cronaca. In questa impresa, l’amministratore unico della società era la stessa persona che – per tanto tempo – ha ricoperto un ruolo istituzionale all’interno del comune di Lona Leses.
Tutte queste denunce restano per lungo tempo ignorate, finché il deputato del M5S Riccardo Fraccaro le fa arrivare a Montecitorio. Fraccaro dichiara che è necessario guardare in faccia la realtà. e riconoscere come la ‘ndrangheta sia arrivata anche in Trentino, e che lo stato debba assolutamente essere vicino a persone come Galvani, che hanno avuto il coraggio di denunciare.