La mano bionica è stata testata per la prima volta in Italia su un paziente danese di 36 anni che subì l’amputazione della mano sinistra, a gennaio del 2004, a causa di un petardo. Per nove anni, Dennis Aabo Sorensen ha utilizzato una protesi estetica fino a quando, nel 2013, arrivò in Italia per provare la LifeHand 2.
LifeHand 2, finanziata dall’ Unione Europea e dal Ministero della Salute, è il nome che è stato scelto per la protesi, non è solo una protesi capace di muoversi grazie agli impulsi inviati dal cervello, ma riesce addirittura a trasmettere le sensazioni tattili: morbido, duro, ruvido, liscio… come una mano vera! Questo progetto ha reso partecipe la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, l’Università di Friburgo.
In una settimana di esercizi, il giovane danese è riuscito a identificare la consistenza dei vari oggetti, a riconoscerne la forma e a regolare la forza da applicare per afferrarli. Il ripristino sensoriale è stato possibile grazie alla sensorizzazione delle dita della protesi.
È stato spiegato da alcuni esperti che per collegare il sistema nervoso di Dennis alla protesi, sono stati sufficienti 4 elettrodi, impiantati nei nervi del braccio del ragazzo. L’ intervento è durato 8 ore e si è svolto al Policlinico Gemelli di Roma. Il gruppo che ha ideato la LifeHand 2, coordinato da Silvestro Micera, del politecnico di Losanna, ha sviluppato degli algoritmi che sono in grado di trasformare in un linguaggio semplice le informazioni provenienti dalla mano artificiale di Dennis. Queste sono state le parole di Dennis dopo qualche giorno dall’intervento: “Ho potuto toccare cose che non ero riuscito a sentire in oltre nove anni. Quando ho afferrato un oggetto ho potuto avvertire se fosse morbido o duro, tondo o quadrato”.
La mano bionica, LifeHand 2, è un progetto andato a buon fine dopo 5 anni di ricerca, la prima mano bionica fu la CyberHand, una versione meno evoluta in quanto non restituiva alla persona che la indossava nessuna sensazione tattile.