L’odio è una delle piaghe peggiori della società moderna. L’errato utilizzo delle nuove tecnologie ha portato ad un’amplificazione del problema posizionandolo in un piano virtuale sempre più ampio e più aggressivo. I discorsi d’odio, chiamati in gergo internazionale “hate speech“, in Italia sono fuori controllo. I social network sono diventati terreno fertile per le esternazioni razziste e xenofobe sempre più volgari e aggressive.
La Commissione sull’Intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, istituita nel maggio del 2016 ed intitolata a Jo Cox (deputata inglese uccisa a coltellate da un nazionalista il 16 giugno dell’anno scorso), ha pubblicato una relazione che esamina gli hate speech, le loro cause e i loro effetti. Questa Commissione, presieduta dalla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, conta di un rappresentante per ogni gruppo politico, dei rappresentanti del Consiglio d’Europa, delle Nazioni Unite, dell’Istat e di altre associazioni di studio e sensibilizzazione.
La relazione finale pubblicata dalla Commissione è stata volta all’analisi del fenomeno di “istigazione, la promozione o l’incitamento alla denigrazione, all’odio o alla diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo di persone, o il fatto di sottoporre a soprusi, molestie, insulti, stereotipi negativi, stigmatizzazione o minacce tale persona o gruppo“. I dati che ne emergono sono sconfortanti per il nostro Paese che si ritrova immerso in una coltre di intolleranza e razzismo.
Nella categorizzazione degli hate speech è stata teorizzata una piramide dell’odio costituita da 4 piani diversi. Alla base della piramide ci sono le rappresentazioni false o fuorvianti, il linguaggio ostile usato come se fosse una cosa normale e gli insulti. Salendo di livello troviamo la discriminazione, poi si passa ad un linguaggio ancora più esplicito che comprende minacce, incitamento alla violenza contro una o più persone discriminate. Nell’ultimo livello si trovano i crimini d’odio con esplicitazioni di atti violenti.
I dati pubblicati sul sessismo rivelano come il 32,9% degli intervistati ritiene non necessario l’aumento delle quote rosa nelle cariche pubbliche. Il 20% pensa che gli uomini siano dirigenti e leader migliori delle donne. Il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha dichiarato di aver subito almeno una violenza fisica o sessuale. Il 16,1% delle donne ha subito stalking.
I dati pubblicati sull’omofobia rivelano che l’Italia risulta essere il paese più omofobo dell’Unione Europea. Il 25% degli intervistati pensa che l’omosessualità sia una malattia, il 23,3% della popolazione omosessuale dichiara di aver subito minacce o aggressioni. Sul tema del razzismo la situazione peggiora ulteriormente poiché il 65% degli intervistati pensa che i rifugiati siano un peso e pensano che godano di privilegi togliendo ai residenti il lavoro e i benefits sociali.
Il 40% degli intervistati pensa che le diverse pratiche religiose siano un pericolo e andrebbero bloccate, in particolar modo quelle musulmane. In aumento anche i pregiudizi antisemiti che trovano l’appoggio di un italiano su cinque. Il 50% degli intervistati tra gli 11 e i 17 anni è stato oggetto di bullismo. Oltre il 60% è stato testimone di almeno un fenomeno di bullismo. Almeno il 20% dei ragazzi intervistati sono stati derisi o umiliati in rete. L’82% dei ragazzi intervistati non ritiene grave insultare o usare un linguaggio aggressivo sui social: sempre la stessa percentuale non ritiene gravi le conseguenze di questi comportamenti poiché non ci sono violenze fisiche.