Kobane sta per cadere nelle mani dell’Isis

Erdogan annuncia: "La città è perduta" e chiede agli Usa di rimuovere il presidente Assad altrimenti non interverrà nel conflitto. Intanto i morti al confine turco sono già 12, giovedì ci sarà un incontro con l'ex generale americano John Allen

Kobane sta per cadere nelle mani dell’Isis

La città di Kobane, che si trova a confine con la Turchia, secondo il presidente turco Erdogan, sta per essere sopraffatta dall’Isis: l’avanzata dei jihadisti infatti è così forte che nulla potrà fermarla, e la Turchia interverrà solo se verrà istituita una fly-zone in Siria e gli Usa combattano la rimozione del presidente Bashar al Assad. Anche l’Onu ha detto la stessa cosa e ha chiesto un intervento immediato da parte delle forze internzionali. 

Nel frattempo ad essere presa di  mira è la comunità cristiana: a Knayeh, nel nord-ovest della Siria, sono stati sequestrati un parroco siriano cattolico e 20 cittadini cristiani. Il sacerdote rapito si chiama Hanna Jallouf e si occupava di una comunità di 700 famiglie cattoliche insieme a tre suore pure francescane. Una delle suore è italiana, Patrizia Guarino, di 80 anni, originaria di Avellino, che è sfuggita al sequestro e per il momento si è rifugiata presso una famiglia del villaggio. Dalle informazioni risulta che tra i rapiti vi siano anche diversi giovani.

Nonostante l’entrata di cinque raid aerei della Coalizione internazionale guidata dagli Usa i miliziani islamici sono ugualmente penetrati in città, rimane da conquistare l’ultimo tratto della frontiera con la Turchia, dove i curdi dell’Ypg stanno cercando disperatamente di resistere. La Turchia ancora non è intervenuta, e Erdogan, parlando a Gaziantep, durante una visita in un campo di profughi siriani, ha sottolineato: “Il terrorismo non sarà fermato dai raid aerei e occorre un intervento di terra”. Ma Erdogan vuole la garanzia che le forze internazionali portino alla rimozione del regime di Damasco, considerato suo grande nemico.

Tante sono state le manifestazioni in segno di solidarietà verso Kobane: a Bruxelles circa 70 dimostranti si sono introdotti nel Parlamento europeo, altri sit-in si sono tenuti anche nell’aeroporto di Fiumicino e in Piazza Duomo a Milano. Ma le proteste più violente si sono verificate in Turchia, dove un dimostrante è rimasto ucciso e un altro è stato ferito in una sparatoria e le autorità hanno così imposto il coprifuoco in alcune regioni al confine con la Siria.

Di fronte all’attaco di Kobane ancora si assiste alla passività della comunità internazionale e giovedì 9 ottobre è previsto in Turchia un incontro con  l’ex generale John Allen, inviato speciale del presidente americano Barack Obama, per discutere sulla startegia da adottare contro l’Isis. Intanto in Turchia i dimostranti morti sono già 12, uccisi da altri uomini armati e da scontri con la polizia.

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