Dopo nove anni dalla morte di monsignor Luigi Locati, assassinato a Isiolo, in Kenya, il 14 luglio del 2005, arriva la condanna per gli esecutori del delitto. Infatti, una sentenza del Tribunale di Nairobi ha condannato a morte cinque persone: la cosa incredibile è che tra queste persone c’è anche un sacerdote, padre Guyo Waqo Malley, che i giudici considerano il capo dell’esecuzione, ovvero l’ideatore di quella tragedia. Anche gli altri responsabili della morte del monsignore, complici nell’omicidio, che sono gli imputati Mohammed Molu Bagajo, Adan Ibrahim Mohammed, Mahati Ali Halake e Diqa Wario Mohammed, di religione musulmana, sono stati condannati alla pena di morte.
Mosignor Locati era originario della provincia di Vercelli, ed era arrivato in Kenya all’inizio degli anni ’60. Il monsignore era stato designato vicario apostolico della diocesi di Isiolo, ma come racconta suor Maria Loreta, era stato lui a trasformare quel luogo selvaggio e inospitale in un luogo di preghiera. Ecco le parole della suora: “Quando è arrivato lui, a Isiolo non c’era che una manciata di capanne… I cristiani erano poche decine. Ora sono migliaia. La prima chiesa l’ha costruita a Isiolo, ma ora le chiese sono in tutti i villaggi del vicariato e molte di queste sono diventate parrocchie”.
Il monsignore era stato ucciso al termine di una delle tante giornate che si concludeva con la cena al centro pastorale e da lì tornava nella sua umile dimora. Improvvisamente erano sbucati gli aggressori, che hanno prima eliminato i guardiani a colpi di machete e poi hanno sparato diversi colpi di pistola al monsignore. Il prelato, ferito gravemente, fu trasportato in ospedale dai soccorsi ma non ha retto alle ferite ed è morto appena arrivato. Avrebbe compiuto 77 anni qualche giorno dopo e lasciò una comunità sgomenta e terrorizzata da questo episodio così violento. Adesso arrivano le condanne e sapere che c’è anche un sacerdote tra i colpevoli non è stata una notizia facile da accettare per coloro che ricordano monsignor Locati e ancora lo portano nel cuore.
Gli imputati avranno il diritto di poter ricorrere in appello, che probabilmente sarà accolto perché anche se in Kenya è prevista la pena di morte è da ricordare che l’ultima esecuzione è avvenuta nel 1987.