Ivrea, perde il lavoro e uccide il cane a martellate: condannato

Un operaio della provincia di Ivrea è stato condannato per aver ucciso il proprio cane, su cui aveva sfogato la rabbia e la frustrazione per aver perso il lavoro.

Ivrea, perde il lavoro e uccide il cane a martellate: condannato

Ancora una volta arriva una raccapricciante notizia di cronaca, ai danni di un animale indifeso, avvenuta in provincia di Ivrea, dove un operaio è stato condannato dal locale tribunale per aver ucciso tre anni fa a martellate il proprio cane, dopo aver perso il lavoro. L’uomo si era giustificato dicendo che gli era necessario sfogare lo stress. 

Stando alla ricostruzione dei fatti, avvenuta ad opera dei Carabinieri di Mazzè (in provincia di Ivrea), l’uomo – raggiunto dalla notizie della perdita del lavoro – entrò in una crisi profonda, che lo portò in un momento successivo a sfogare tutta la sua rabbia contro il meticcio che – suo malgrado – viveva in casa. 

Dalle dichiarazioni rese in fase processuale, l’uomo avrebbe prima tagliato la gola del cane, per poi infierire sul corpo dell’animale a colpi di martello. Dopo una lenta e dolorosa agonia, il povero animale è così spirato, ma i suoi angoscianti e commoventi lamenti sembra siano giunti all’orecchio dei vicini di casa, che hanno immediatamente avvertito le forze dell’ordine sul fatto che – in quella casa – stava succedendo qualcosa di brutto. 

Quando le forze dell’ordine hanno bussato alla porta dell’operaio di Mazzé, si sono ritrovanti davanti una scena raccapricciante, quanto mai triste: il cane esanime in una pozza di sangue. Gli inquirenti hanno subito interrogato l’uomo, chiedendogli il motivo che lo aveva portato a compiere un gesto talmente efferato, e l’uomo ha risposto che era molto stressato, e così facendo si è sfogato. 

I fatti fecero molto clamore tre anni fa, tanto da mobilitare anche le locali associazioni animaliste della zona di Ivrea, che organizzarono diverse manifestazioni per protestare contro l’efferato e criminale gesto dell’uomo che oggi, dopo tre anni di processo, è stato condannato per quel crimine. Una pena che – per molti animalisti – è fin troppo misera ed iniqua, stante la crudeltà e la volontarietà con cui l’uomo ha ucciso il suo povero animale indifeso, reo di vivere nella casa e con la famiglia sbagliata. 

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