Una donna di 32 anni, Monica Muresam, è morta nel gennaio 2010 per l’allenamento troppo pesante e faticoso per il suo fisico prescritto le da un pensionato di Ivrea. La vicenda è accaduta quando la signora, sposata e madre di due figli, e assillata dai chili di troppo, si è fatta convincere dal pensionato a praticare una terapia d’urto per dimagrire, aveva accettato di sottoporsi a quelle sedute molto impegnative.
Il pensionato però non era un vero e proprio allenatore, ma si era invece improvvisato personal trainer per guadagnare qualcosa, visto che era da poco arrivato in città. L’uomo era stato molto convincente con Monica, e aveva anche riempito negozi e centri commerciali di pubblicità, deciso a mandare avanti il suo lavoro. Ma l’uomo non era competente in materia, e prescriveva i suoi allenamenti senza tenere conto della forma fisica di ogni persona e dei fabbisogni che ogni corpo richiede, che cambiano secondo l’età e secondo piccole patologie di cui magari non si è a conoscenza.
Monica si era rivolta all’uomo sperando davvero di recuperare la forma fisica che tanto sognava, ed eseguiva scrupolosamente le istruzioni. Ma gli sforzi fisici a cui l’allenatore aveva sottoposto la donna, abbinati a una dieta povera di sali hanno presto portato la signora a un cedimento debilitante che l’ha portata alla morte. Dalle indagini effettuate è emerso che la donna aveva praticato anche la sauna dopo aver fatto jogging, attività che l’aveva completamente stremata, sforzando probabilmente anche il cuore, che non ha retto alla terapia.
L’allenatore, che di nome si chiama Evasio Gallo, è stato condannato a 1 anno e 3 mesi per omicidio colposo, con l’aggravante di aver esercitato abusivamente la presunta professione. La vicenda mette in guardia tutte le persone che si prestano ad eseguire esercizi fisici e terapie pesanti per perdere peso, ribadendo che ogni dieta deve essere monitorata costantemente da un medico. Inoltre, è necessario eseguire opportuni esami clinici per rilevare patologie o altro di cui non siamo a conoscenza, per evitare di mettere sotto sforzo il corpo e causare la morte, proprio come è successo a Monica.