Irregolarità e sprechi di denaro all’Ausl 3 di Catania

Condannati l'ex direttore generale Ausl 3 Antonio Scavone e l'ex direttore amministrativo Maurizio Lanza. Dovranno restituire all'erario 371 mila euro, confiscati illegittimamente per pagare lauti stipendi, a consulenti esterni non richiesti

Irregolarità e sprechi di denaro all’Ausl 3 di Catania

La corte dei conti del tribunale di Palermo ha emesso sentenza definitiva di condanna per l’ ex direttore generale Antonio Scavone e l’ ex direttore amministrativo Maurizio Lanza, entrambi a capo dell’ Ausl 3 di Catania, nell’ambito dell’ inchiesta per incarichi illegittimi, pagati a peso d’ oro che i due avrebbero affidato a persone non idonee, causando un danno alle casse dell’erario di circa 371 mila euro.

Il processo verte su alcuni incarichi dell’ azienda affidati a terzi non autorizzati, in quanto la legge ammette l’ utilizzo di persone non facenti parte dello staff dell’ Ausl 3, solo se non vi è al suo interno personale competente in grado di ricoprire i ruoli affidati a lavoratori esperti.

Se tale legge non viene rispettata si compie un errore gestionale di noncuranza e superficialità.

Sono tre le persone indicate per essere state nominate consulenti esterni da Antonio Scavone. Nell’ anno 2006 venne nominato Salvatore Rodonò per gestire la riorganizzazione amministrativa degli uffici preposti. Questo ha portato ad un esborso dell’ Azienda, di circa 43 mila euro in sei mesi, fino al Luglio dello stesso anno.

Successivamente Scavone, attuò una modifica che dichiarava l’impossibilità di poter concludere il medesimo progetto, senza però esautorare di potere Rodonò, a cui si offri l’ incarico di gestire il personale dei vari distretti dell’ Ausl 3. Lo stipendio venne stabilito nella somma di 30 mila euro annui che allo scadere del contratto, venne prorogato di un ulteriore anno, senza che vi fosse una spiegazione giuridica sensata di tale proroga concessa.

Altro incarico fù quello affidato a Cosimo Rosselli,chiamato a riempire un ruolo vacante, lasciato da chi si occupava del settore affari del personale, poichè quest’ ultimo si era preso delle aspettative dal lavoro e doveva essere sostituito. Alla scadenza del contratto, la proroga fù estesa per altri tre anni, facendo incassare a Rosselli, compensi da esterno pari a circa 288 mila euro annui.

Il terzo incarico fù ricoperto da Sebastiano Russo, chiamato a riorganizzare l’ amministrazione dei vari distretti della sanità dell’ Ausl 3, per una cifra di 30 mila euro annui.

L’ accusa sostiene che nomine e proroghe concesse dall’ ex direttore Antonio Scavone, sono giustificabili sono entro gli ambiti di legge e che ogni facoltà presa liberamente, di nominare consulenti esterni e promulgare proroghe è assolutamente non realizzabile, senza che siano state verificate le professionalità all’ interno della stessa azienda, capaci di adempiere agli incarichi richiesti.

Bocciata la linea della difesa che asseriva la mancanza nell’ azienda di personale adeguato alla copertura dei ruoli, a causa della scarsezza del personale qualificato. Scavone ha sostenuto la sua condotta assolutamente attuata negli interessi dell’ azienda, mentre Lanza ha dichiarato che se avesse davvero influenzato le scelte dell’ ex direttore generale, questi sarebbe stato esonerato da qualsiasi responsabilità a livello amministrativo.

Difese che non hanno evitato ai due di evitare la condanna in primo e secondo grado.

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